La disoccupazione risale oltre 10%, giù occupati fissi

Una manifestazione di giovani precari che mostrato un cartello con la scritta "80 voglia di lavoro"
Una manifestazione di giovani precari che mostrato un cartello con la scritta "80 voglia di lavoro"

ROMA. – Il mercato del lavoro gira in negativo a settembre: nel mese – secondo i dati Istat pubblicati oggi – la disoccupazione è aumentata di 0,3 punti su agosto risalendo al 10,1% mentre l’occupazione è diminuita (al 58,8%) soprattutto a causa della performance negativa registrata dal lavoro dipendente a tempo indeterminato. L’Italia resta al terzo posto in Ue per tasso di disoccupazione (dopo Grecia e Spagna) ma a settembre è quella con il risultato congiunturale peggiore (+0,3 punti, unico tasso a crescere insieme a quello della Svezia).

Gli occupati nel mese calano di 34.000 unità su agosto ma sono in aumento di 207.000 unità rispetto a settembre 2017. Secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio questi dati rappresentano “l’ultimo colpo di coda del Jobs act”.

Ma non è così per l’opposizione, che anzi mette all’indice il decreto Dignità fortemente voluto dal vicepremier. “Istat:l’aumento della disoccupazione è allarmante. La crescita zero è grave. Il balcone di Palazzo Chigi è tristemente vuoto”, ribatte l’ex premier Paolo Gentiloni mentre Debora Serracchiani (Pd) parla di ”annunci che si scontrano con la realtà”.

Dura anche Forza Italia: il responsabile economico del partito, Renato Brunetta, ritiene che il dati siano il “primo effetto del decreto Dignità fortemente voluto da Di Maio” mentre i suoi colleghi Sandra Savino e Nazario Pagano vanno oltre e chiedono a Salvini di “staccare la spina” e di “smarcarsi dai disastri firmati 5 stelle”.

La situazione del mercato del lavoro resta improntata a una grande incertezza con il lavoro dipendente a tempo indeterminato che crolla (- 77.000 occupati fissi su agosto, -184.000 in un anno) e quello a termine che avanza a grandi passi (+368.000 rispetto a settembre 2017, si supera quota 3,18 milioni). In pratica la percentuale di coloro che hanno un contratto a termine è passato in un solo anno dal 15,8% al 17,7% del totale dei lavoratori dipendenti.

Negli ultimi due anni i lavoratori a termine sono aumentati di oltre 750.000 unità mentre quelli stabili sono diminuiti di oltre 150.000 unità. Gli indipendenti crescono lievemente e sono 5.342.000 a fronte di 23,3 milioni di occupati totali. La popolazione lavorativa invecchia sia a causa del cambiamento demografico, con la generazione dei baby boomers che ormai è nella fascia over 50 sia della stretta sull’accesso alla pensione.

Nel 2018 si è concluso il percorso di avvicinamento dell’età di vecchiaia tra uomini e donne (a 66 anni e sette mesi) mentre l’anno prossimo dovrebbe scattare il nuovo scalino di cinque mesi portandola a 67 anni. I lavoratori over 50 a settembre sono cresciuti sia sul mese che sull’anno (+333.000) arrivando alla quota record di 8.546.000 unità (quasi tre milioni in più rispetto a 10 anni fa).

Torna a salire anche il tasso di disoccupazione giovanile (al 31,6%) anche se resta più basso di tre punti percentuali rispetto all’anno scorso. Gli occupati in questa fascia di età sono sostanzialmente stabili a 1.019.000. La fascia di età che perde più occupati è quella tra i 35 e i 49 anni (-154.000 unità rispetto a settembre 2017) soprattutto a causa del passaggio nella fascia più anziana senza adeguati “rimpiazzi” da quella più giovane.

“Questo dato – ha detto Di Maio – è l’ultimo colpo di coda del Jobs act, da domani entra in vigore la nostra norma (il decreto dignità, oggi finisce il periodo transitorio, ndr). Se la produzione industriale si ferma e il Pil stagna è normale si fermi la crescita occupazionale. Se in più quella crescita si basava su contratti precari ancora peggio. Ma dai dati di luglio, agosto e settembre viene fuori che la produzione si è fermata perché è calato l’export perché Usa e Cina hanno iniziato la guerra dei dazi”.

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA)

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