Spread sopra i 300 e lettera a Ue pesano in Borsa

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Operatori alla Borsa di Milano in una foto d'archivio. ANSA / DANIEL DAL ZENNARO

MILANO. – Lo spread sopra i 300 punti ha impedito a Piazza Affari di alzare la testa. Il listino ha ‘digerito’ il declassamento di Moody’s, aprendo in crescita, ma poi ha imboccato la rotta del ribasso, mentre l’Unione Europa leggeva la replica del governo alle critiche sulla manovra. Alla fine, la Borsa ha chiuso in perdita dello 0,6% a 18.966 punti. Insomma, in un primo momento, gli investitori hanno condonato all’Italia il voto poco lusinghiero arrivato venerdì da Moody’s.

I motivi sono tre: prima di tutto, perché la bocciatura era prevista, quindi Piazza Affari si è presentata all’appuntamento dopo averla già pagata nelle sedute scorse. Poi perché poteva andare peggio, nel senso che la retrocessione non ha raggiunto il livello ‘spazzatura’, come qualcuno temeva. Infine, perché l’outlook stabile ha rassicurato i mercati: in prospettiva, l’agenzia di rating non vede peggioramenti.

“Un outlook negativo – hanno spiegato gli analisti di Mps Capital Service – avrebbe dato verosimilmente impulso ad un’ulteriore ondata di vendite da parte di quei soggetti istituzionali che per mandato, prospetto o regolamento, non possono detenere titoli ‘speculative grade’”. Insomma, in avvio di seduta c’è stato quello che gli addetti ai lavori chiamano “il rimbalzo del gatto morto”, una crescita che non è destinata a durare.

La musica è cambiata nel pomeriggio. Poco prima delle 15, Piazza Affari è passata in terreno negativo e lo spread, che fino a quel momento aveva oscillato attorno ai 300 punti, è salito a 307, per poi chiudere a 304. In quei frangenti, la Commissione Europea stava cominciando a sfogliare la lettera con cui il governo Italiano ha replicato ai rilievi sulla manovra, confermando però i contenuti del provvedimento, compreso il punto più contestato, la previsione di un deficit/pil al 2,4% nel 2019.

Con ogni probabilità, Bruxelles non si accontenterà delle spiegazioni di Roma, dandole tre settimane per cambiare la manovra. Uno scenario per nulla rassicurante, specie in vista del prossimo esame delle agenzie di rating, quello di venerdì, con il giudizio di Standard and Poor’s sul debito italiano. Secondo il capo economista di Unicredit, Erik Nielsen, l’Italia rischia di rivedere il “brutto film” del 2010-2012, non tanto per colpa della situazione economica, quanto per le dinamiche della politica.

A pagare la volata dello spread sono le banche. In Piazza Affari il comparto ha perso l’1,47%, con Mps scesa del 5,3%, Unicredit dell’1,9% e Intesa dello 0,8%.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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