Commercio: bene agosto, ma la congiuntura è ancora debole

Turisti camminando tra le bancarelle di un mercatino. Confcommercio
Turisti camminando tra le bancarelle di un mercatino.

ROMA.- Tornano alla crescita le vendite al dettaglio nel mese di agosto. L’Istat stima aumenti dello 0,7% rispetto a luglio e del 2,2% rispetto al 2017. E per la prima volta, dopo otto mesi, i progressi si diffondono anche ai piccoli negozi, che vendono ad agosto l’1,3% in più dell’anno scorso. Sono in espansione sia i consumi alimentari sia quelli non alimentari, con dati positivi per quasi tutte le categorie di prodotti a partire da elettrodomestici e tv (+5% dal 2017).

Si tratta di un primo segnale positivo in un anno difficile per il piccolo commercio, che ha perso l’1,1% degli scontrini nei primi otto mesi dell’anno, e poco brillante per tutto il settore. Le vendite al dettaglio aumentano, infatti, dello 0,3% in valore, da gennaio ad agosto, e in volume calano dello 0,4%. Solo il commercio elettronico continua la sua corsa con un incremento dell’8,6% ad agosto e dell’11,8% nel 2018.

Le associazioni dei consumatori e dei negozianti di tutte le dimensioni sono concordi nel parlare di una quadro dei consumi “debole” (Confcommercio), “preoccupante” (Federdistribuzione) e “in rallentamento”, come conferma anche la nota di aggiornamento del Def (Confesercenti). Ma se la diagnosi è unica per tutti, le cure proposte non potrebbero essere più diverse.

Dal fronte dei consumatori, più voci si schierano contro la stretta annunciata dal governo sulle aperture domenicali dei negozi. Per il Codacons, fare marcia indietro sulle liberalizzazioni sposterebbero ancora più vendite dal commercio tradizionale all’on line e, secondo l’Unc, non aiuterebbe i piccoli commercianti, che sono andati in crisi per colpa della recessione e non dei centri commerciali sempre aperti.

Sulla stessa linea, Federdistribuzione, l’organizzazione della grande distribuzione, prevede che “provvedimenti penalizzanti” sulle aperture festive “non potrebbero che comportare riduzioni dei consumi e cali occupazionali”. Dal fronte opposto, invece, i negozianti di Confesercenti scommettono su una legge per regolare le aperture dei negozi e “riequilibrare le distorsioni competitive del settore create dalla deregulation”.

Mettono, inoltre, in guardia dagli effetti sui consumi dei possibili aumenti di Iva e accise, se non venissero sterilizzate le clausole di salvaguardia anche per il 2020 e il 2021. Da Federconsumatori, infine, arriva la bocciatura di forme temporanee di assistenzialismo e la richiesta di misure strutturali, che rilancino il potere di acquisto, e investimenti per la crescita, la ricerca e lo sviluppo.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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