Mattarella convoca Conte, restano le distanze sul 2,4%

La sagoma di un corazziere in controluce sullo sfondo il palazzo del Quirinale. Mattarella
Un corazziere nel cortile del Quirinale. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Ribadisce le sue preoccupazioni per la tenuta dei conti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lo fa in un colloquio informale con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nelle ore in cui dall’Eurogruppo in Lussemburgo emergono i timori delle istituzioni e degli alleati europei. Il 2,4% di deficit “non è in discussione”, spiega il premier al capo dello Stato.

Ma al di là dei contenuti della manovra, che pure vengono ritenuti importanti dal Colle, l’aspetto più problematico resta proprio il deficit. Tanto che coglie di sorpresa i “soci” di M5s e Lega – e fa loro temere cedimenti alle richieste dell’Ue – la decisione di Giovanni Tria di anticipare il rientro dal Lussemburgo, dove non parteciperà all’Ecofin.

In serata Tria in conferenza stampa difende con nettezza l’impostazione della manovra e l’impegno assunto a far scendere il debito. Basta a chiudere la partita nel governo? Così non sembra, perché più fonti raccontano tutta la difficoltà del ministro dell’Economia a difendere numeri che dall’inizio non condivideva e preoccupano l’Eurozona e i mercati.

Tria sulla scena Ue tiene il punto ma la difficoltà a far quadrare i conti resta, tanto che a quattro giorni dal varo ufficiale della nota di aggiornamento al Def, il testo non è ancora pronto. E tornano anche a rincorrersi le voci, che più fonti si affrettano a smentire, di un possibile passo indietro del titolare del Mef, se non ora dopo il varo della manovra.

Le tensioni si ripercuotono intanto anche nella maggioranza. E mentre il M5s fa muro, fonti della Lega ammettono che le cifre finora circolate non sono “scolpite nella pietra”: fattori esterni ed interni potrebbero indurre a cambiamenti, nel Def o più avanti con la manovra.

Circola l’ipotesi di indicare il 2,4% di deficit per il solo 2019 e rivedere la percentuale al ribasso per i due anni successivi. Ferma restando l’intenzione di assicurare copertura a tutte le misure ‘bandiera’ del governo (quota 100, reddito di cittadinanza e flat tax), si lavora alla possibilità, già accennata domenica da Tria in un’intervista, di coprire le misure con una clausola di salvaguardia sulla spesa, che sostituirebbe le clausole sulle entrate fiscali ora vietate dalla legge di bilancio.

La situazione appare ancora tanto problematica che non solo Tria anticipa il ritorno dal Lussemburgo per rimettersi al lavoro su Def e manovra, ma potrebbe trasformarsi in un nuovo vertice di governo la cabina di regia sugli investimenti convocata a Palazzo Chigi e alla quale sono stati invitati a partecipare non solo i vicepremier e Tria, ma anche i ministri Savona, Toninelli, Lezzi.

In un quadro del genere, l’attenzione del Colle resta molto alta. E’ in gioco, ribadisce Mattarella a Conte in un faccia a faccia al Quirinale, la tenuta dei conti pubblici garantita dalla Costituzione. Il premier, che incontra il capo dello Stato dopo una riunione mattutina con Tria, riferisce di un “proficuo scambio svoltosi in un clima sereno e costruttivo”. Ma fonti di Palazzo Chigi assicurano che nel colloquio Conte tiene il punto sull’impostazione della legge di bilancio, “incluso il rapporto tra deficit e Pil al 2,4%”.

La partita sembra però ancora tutta da giocare, nel governo. E ad agitare le acque contribuisce anche il braccio di ferro che va avanti da giorni sul commissario per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova. Il M5s frena infatti sul nome indicato dalla Lega, di Claudio Gemme, manager di Fincantieri, per il potenziale conflitto d’interessi. I Cinque stelle propongono in alternativa un ‘tecnico’ come il fisico Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia. Ma Salvini insiste sul nome di Gemme.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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