Quarantatré università italiane nel Times Higher Education World

Tendi: Università di Oxford numero uno, Asia forte.
Oxford numero uno, Asia forte

ROMA. – Ottime prestazioni dell’Italia nel Times Higher Education (THE) World University Rankings: il nostro Paese incrementa la sua rappresentanza, i principali istituti scalano tutti delle posizioni e l’Università di Bologna entra a far parte dell’elite globale delle prime 200 università nella classifica del 2019. L’Italia è presente con 43 università nella classifica del 2019, rispetto alle 40 dell’anno scorso.

L’università italiana di punta, la Scuola Superiore Sant’Anna, guadagna due posizioni fino alla 153a, mentre la seconda università più importante, la Scuola Normale Superiore di Pisa, scala 23 posizioni raggiungendo un ottimo 161mo posto.

“È stato un anno molto positivo per l’Italia – commenta Phil Baty, Direttore editoriale di Global Rankings presso THE – e tuttavia per continuare a migliorare le università italiane farebbero bene a investire di più per incrementare la loro capacità di ricerca e le collaborazioni internazionali”.

Registra un miglioramento anche l’Università di Padova, portandosi tra le prime 250; l’Università di Napoli Federico II entra tra le prime 350 e l’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Università di Ferrara entrano entrambe tra le prime 500.

A livello internazionale è l’Università di Oxford al primo posto, per il terzo anno consecutivo, Cambridge si mantiene al secondo posto, mentre Stanford negli Stati Uniti conserva il terzo. Il Massachusetts Institute of Technology (MIT) sale di una posizione, raggiungendo il quarto posto, ma il California Institute of Technology (Caltech) passa dalla terza posizione ex-aequo alla quinta. Infine, Yale è l’università che ha scalato più posizioni tra le prime 20, guadagnando quattro posti nella top 10 e passando all’ottava posizione.

In Europa, per la prima volta il Regno Unito è stato sorpassato come seconda nazione più rappresentata in classifica, con il Giappone che ottiene 103 posizioni rispetto alle 98 del Regno Unito. Complessivamente, l’Europa resta un attore principale nella classifica, tuttavia, a causa della crescente concorrenza, presenta un quadro eterogeneo per il 2019.

Sette università europee sono presenti tra i primi 30, stesso risultato dell’anno scorso, e le università europee occupano quasi la metà della classifica delle prime 200. Gli Stati Uniti rimangono la nazione più rappresentata in classifica, con 172 istituti, anche se la maggior parte di queste università, 130, perdono posizioni o rimangono stabili. Nonostante la nazione continui a dominare la classifica delle prime 200 università con 60 presenze, questo dato è in calo rispetto alle 62 presenze dello scorso anno con più della metà (32) che perdono posizioni, mentre 10 rimangono stabili e 18 che migliorano la propria posizione.

La Cina è la quarta più rappresentata a livello globale in classifica, con 72 università (da 63) e mantiene la settima posizione nelle prime 200. “Nella classifica di quest’anno un cambiamento del clima politico che attraversa il continente potrebbe danneggiare nei prossimi anni molti dei sistemi di istruzione superiore. Le università nel Regno Unito, e in Europa nel loro complesso, saranno svantaggiate se la mobilità pan-europea e le collaborazioni di ricerca verranno limitate come conseguenza di Brexit, mentre l’ascesa del populismo di estrema destra sta già influenzando la libertà accademica delle università in Paesi come l’Ungheria. Questi fattori, combinati con una rigida concorrenza da parte dell’Asia, metteranno molta pressione sulle università europee nei prossimi 12 mesi”, sottolinea Ellie Bothwell, editore di Rankings per Times Higer Education.

(di Valentina Roncati/ANSA)

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