Con donne nel Consiglio d’Amministrazione cresce la redditività delle aziende

Una donna presiede il Consiglio d'Amministrazione
Con donne nel Consiglio d'Amministrazione cresce la redditività delle aziende

MILANO. – La presenza delle donne nei Consigli di amministrazione aumenta la redditività delle aziende ma serve una ragionevole massa critica per avere risultati positivi: almeno il 17-20% di ‘quota rosa’ in ogni board. Comunque la legge del 2011 che impone almeno un terzo di presenza femminile nei Cda delle società quotate in Borsa funziona, con un totale di donne consigliere passata dalle 182 del 2010 alle 760 del 2017.

Secondo uno studio della Consob svolto su tutte le società italiane in Piazza Affari, il Return on equity (la redditività del capitale) cresce per esempio di 17 punti percentuali se dal 30% di donne nei Cda si arrivasse al 40%. E se da questa soglia si salisse alla metà di quote rosa, l’aumento sarebbe del 36%.

La stessa cosa avviene per altri parametri di redditività, come il Return on assets (Roa, utilizzato soprattutto dai potenziali investitori per decidere se entrare o meno su un titolo) che aumenterebbe del 5% con una crescita dal 30 al 40% di donne nei Cda e del 10% se si passasse dal 40% alla metà dei componenti.

Di fatto, secondo l’ufficio studi della Consob, per avere effetti positivi le donne dovrebbero essere almeno due per Consiglio di amministrazione, mentre sotto la soglia del 20% la presenza di quote rosa nei Cda riduce statisticamente di qualche frazione la redditività.

Questione diversa quella che poi questa massa di professioniste abbia responsabilità maggiori: al momento infatti le consigliere delegate (cioè amministratori delegati) sono in tutto 17 a fronte di 240 società quotate sul mercato principale Mta, che diventano 350 comprendendo anche il comparto Aim destinato alle piccole e medie imprese. Il quaderno ‘Gender diversity e performance delle società quotate in Italia’, che analizza nel dettaglio la legge 120, conferma come la norma “abbia avuto un effetto positivo e significativo sulla percentuale di donne nei Cda, aumentata in media del 17% subito dopo l’entrata in vigore della legge e di 11 punti percentuali successivamente”.

L’ingresso delle nuove amministratrici ha anche contribuito a modificare altre caratteristiche dei Cda, riducendo l’età media mentre aumenta la diversità anche per background professionale e il livello medio di istruzione. E ovviamente sono molte le donne ‘interlockers’, cioè presenti in più board, in quanto non è sempre facile individuare profili professionali giusti al femminile.

(di Alfonso Neri/ANSA)

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