Nuova lite con l’Ue, Salvini contro gli “euroburocrati”

Il premier ungherese, Viktor Orban, in visita a Milano con il vicepremier italiano, Matteo Salvini.
Il premier ungherese, Viktor Orban, in visita a Milano con il segretario della Lega, Matteo Salvini.

BRUXELLES. – “Siamo tutti preoccupati” per l’affermazione della Lega in Italia. Il vicepresidente della Commissione europea, lo slovacco Maros Sefcovic, non ha ancora finito di annunciare la sua candidatura alla guida della Commissione per i Socialisti e democratici (S&d), in vista delle elezioni di maggio per il rinnovo del Parlamento europeo, che già getta il guanto di sfida al leader del Carroccio.

E Matteo Salvini, ancora fresco del duello con il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn dopo gli scambi infuocati alla riunione sui migranti di venerdì, non esita a raccoglierlo. E’ “l’ennesimo attacco dell’Europa all’Italia, alla Lega e al governo. Adesso si interessano a noi ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d’aiuto del nostro paese per fermare gli sbarchi. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere”, tuona il vicepremier, accendendo i riflettori sull’ex diplomatico slovacco di 52 anni, volto noto in patria ma sconosciuto ai più, che dalla politica energetica ha deciso di passare alla competizione politica, con la missione di contrastare le “false promesse” dei populisti e le ideologie “xenofobe”, che “sfruttano le paure della gente” e dividono l’Europa.

“Nel mio programma troverete più idee e soluzioni che credo renderanno più forte l’Unione”, dichiara Sefcovic, già membro dell’esecutivo Barroso come vicepresidente per le relazioni interistituzionali e l’amministrazione e ‘promosso’ in fretta e furia a vicepresidente per l’Unione energetica in un rimpasto del team Juncker, dopo la bocciatura all’Eurocamera dell’ex premier liberale slovena Alenka Bratusek, che a quel posto era destinata.

“Un euroburocrate” lo definisce Salvini, mutuando linguaggio e narrativa del premier ungherese Viktor Orban, l’alleato ‘condannato’ la settimana scorsa dall’Aula di Strasburgo per “minaccia ai valori dell’Unione”, con cui punta a governare l’Europa.

Proprio il leader magiaro, evocato dal discorso di presentazione di candidatura di Sefcovic con l’esortazione a “liberarci dalle recinzioni di filo spinato nelle nostre menti” (Orban ha difeso il suo Paese con barriere di filo spinato durante le crisi migratorie), che qualche ora più tardi sferra un nuovo attacco. Nel mirino di Orban c’è ancora una volta la “burocrazia europea”, colpevole di “non voler fermare l’immigrazione, bensì gestirla”.

Una nuova battaglia, insomma, di una guerra solo all’inizio.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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