La guerra commerciale fa paura, slitta quotazione della Volvo

Quando si firmavano accordi commerciali tra Usa e Cina a Pechina con Trump e Xi seduti in lontananza.
Dazi commerciali, la Cina risponde: "lotteremo fino alla fine, non abbiamo paura".

NEW YORK. – La guerra commerciale fa una nuova vittima: Volvo. La cinese Geely frena sulla quotazione della casa automobilistica svedese citando le tensioni fra Stati Uniti e Cina, impegnate in una battaglia dei dazi finora giocata soprattutto a suon di minacce ma che rischia di avere conseguenze pesanti.

Lo spettro agitato da Donald Trump di dazi su tutto il ‘Made In China’ agita i mercati che restano sul chi va là in attesa delle prossime mosse. E in quest’attesa Geely, a cui fa capo Volvo, frena sull’initial public offering preoccupata dall’impatto che le tensioni commerciali potrebbero avere sulla valutazione.

Lo sbarco in Borsa ”resta un’opzione, un’opzione realistica, ma non accadrà a breve. La tempistica deve essere ottimale” spiega Hakan Samuelsson, l’amministratore delegato di Volvo, in un’intervista al Financial Times. Le attuali condizioni – aggiunge – non sono ottimali: c’è bisogno di maggiore stabilità.

”Non ho l’ambizione di essere l’amministratore delegato di una società quotata. Non penso sia molto più eccitante che essere l’amministratore di una società privata. Sono neutrale” dice Samuelsson. La decisione finale spetta comunque al numero uno di Geely Li Shufu, spiega Samuelsson al quale è stato allungato il contratto di due anni concedendogli quindi più tempo per continuare la sua rivoluzione a Volvo, inclusa la prima auto senza guidatore entro il 2021.

La frenata di Volvo sulla Borsa si contrappone alla decisione di Aston Martin che, nonostante l’incertezza di una guerra commerciale e della Brexit, ha optato per la quotazione sperando di poter uguagliare il successo di Ferrari. E mostra l’ampio impatto dello scontro sui dazi fra la prima e la seconda economia al mondo, soprattutto per l’industria automobilistica.

Lo ha già dimostrato Harley-Davidson, costretta a rivedere la sua produzione per evitare i dazi europei. E lo conferma ora Volvo. Ne sa qualcosa anche Apple che è finita nel mirino di Donald Trump per aver dettagliato la lista dei suoi prodotti che sarebbero colpiti dai dazi.

Il messaggio del presidente è stato chiaro: Apple produca negli Stati Uniti, non in Cina. parole che pesano sui titoli di Cupertino, in calo in Borsa dell’1,42% a due giorni dalla presentazione dei nuovi iPhone. Per Apple e per gli altri colossi americani gli analisti temono forti ripercussioni dalla guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina: la Cina è infatti un mercato essenziale per tutte le big americane e Pechino, in ritorsione a Trump, potrebbe anche decidere di penalizzarle direttamente imponendo dazi mirati.

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