Mattarella: “Mai rimuovere le lezioni della storia”

Yerevan - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni.
Yerevan - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

EREVAN (ARMENIA). – “Mi auguro che queste lezioni della storia vengano sempre comprese e tenute a mente”. E’ stato un viaggio nei pericoli della rimozione quello che Sergio Mattarella ha chiuso oggi in Armenia. Paese caucasico con una storia millenaria, tra i primi al mondo ad abbracciare il cristianesimo ed ancora oggi costretto a fare i conti con una tremenda “lezione della storia”: il genocidio armeno compiuto dal regno ottomano nel 1915.

Circa un milione e mezzo di armeni sterminati, secondo la storiografia corrente, che ancora aspettano il completamento di un percorso di giustizia politica, frenato dalla perpetua rimozione turca, svilito da un’anacronistico negazionismo che sembra tornare di moda anche in Europa.

“Mai dimenticare”, osserva pensieroso il presidente della Repubblica visitando a Erevan il Memoriale di Tsitsernakaberd che ricorda i massacri dei cristianissimi armeni nella musulmana Turchia dell’epoca. Tanto che alcuni storici parlano apertamente di “genocidio di cristiani”. Una ferita apertissima che condiziona non solo le relazioni tra Ankara ed Erevan ma anche quelle della Turchia con l’Unione europea.

E’ bastato il solo riconoscimento europeo (naturalmente anche dell’Italia) del termine “genocidio” a provocare la durissima reazione delle autorità turche. Basti pensare che nella pur moderna Turchia di Erdogan il solo parlare di “genocidio degli armeni” è punibile con due anni di prigione.

I pericoli della rimozione storica, dello far sfumare il senso delle parole quasi ad alleggerirne il peso morale, ha fatto riflettere Mattarella. Il quale in serata ha esternato le sue considerazioni dopo un colloquio con il Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II: “Pensavamo che i conflitti a carattere religioso fossero un retaggio del passato. Invece abbiamo scoperto che non è così. Il dialogo tra le religioni è di grande importanza per garantire la pace e la stabilità nel mondo”, ha spiegato.

Meditazioni che hanno il sapore di un bilancio della sua impegnativa missione nel Caucaso, area cruciale del mondo che non nasconde le frizioni interreligiose e territoriali. Passando ad esempio dall’islamico Azerbaijan (Paese visitato dal presidente ad inizio mese) alla cristiana Armenia si manifestano con chiarezza le contraddizioni che si affrontano in un fazzoletto di terra dispiegato tra il mar Nero e il mar Caspio. Tutti territori che guardano all’Europa ma devono fare i conti con il gigante russo a nord e la potente Turchia a sud.

Un calderone potenzialmente esplosivo che ancor più dell’Italia non si può permettere di “non tenere a mente le lezioni della storia”. “Oggi piantando un albero nel parco della memoria, abbiamo messo una targa che auspica che dalle sofferenze del passato emerga insuperabile e forte la spinta alla pace e alla collaborazione tra i popoli e tra gli stati in futuro”, si è augurato il presidente della Repubblica.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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