CARACAS – Desta sempre preoccupazione il flusso di venezolani che emigrano verso i paesi limitrofi. Il tema è stato al centro di un acceso dibattito in seno all’Europarlamento. Il dibattimento è avvenuto dopo il viaggio in Colombia e Brasile di una missione di eurodeputati. I parlamentari europei hanno visitato prima la frontiera colombiana con il Venezuela e poi quella brasiliana. Hanno potuto osservare il dramma dei profughi venezuelani e gli sforzi dei governi regionali. Quest’ultimi, con risorse limitate, devono far fronte agli squilibri creati da una emigrazione crescente. E’ un fenomeno nuovo che se non affrontato a tempo e con i dovuti strumenti potrebbe creare squilibri in tutta l’America latina.
Il dibattito ben presto si è trasformato in una condanna unanime alla gestione del presidente della Repubblica, Nicolàs Maduro.
Il primo a prendere la parola è stato Christos Stylianides, Commissario Europeo per l’Aiuto Umanitario. Ha manifestato preoccupazione per quanto accade oggi lungo le frontiere della Colombia e del Brasile. Quindi ha precisato che sono migliaia i venezuelani che cercano in altri Paesi un futuro migliore.
– Fuggono dal Venezuela in tanti – ha detto -. Si recano in Colombia, in Brasile ma anche in Perù, in Ecuador e nei paesi dei Caraibi.
Ha ricordato che stando alle cifre dell’Acnur, “dal 2014 oltre 2 milioni di venezuelani hanno abbandonato il loro paese”. Il 60 per cento vive in altre nazioni in condizioni precarie e illegalmente.
– Il flusso continuo di migranti venezuelani – ha anche detto – crea squilibri in tutta la regione. E’ un fenomeno che non può essere sottovalutato. E’ necessaria una soluzione pacifica, democratica e costituzionale alla crisi venezuelana.
Agustìn Dìaz de Mera, esponente del Partito Popolare Europeo e capo della delegazione di eurodeputati che ha visitato prima la Colombia e poi il Brasile, ha sottolineato lo sforzo che realizza quotidianamente la Colombia.
– Soli, comunque, i colombiani non potranno far fronte all’emergenza – ha detto, per poi reclamare l’apertura di un canale umanitario e la realizzazione in Venezuela di elezioni trasparenti e democratiche.
– La situazione in Brasile – ha ammesso Francisco Assìs, del gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici – non ha ancora le dimensioni allarmanti raggiunte dalla Colombia. Ma è ugualmente grave.
Beatriz Becerra, del gruppo Alleanza di Democratici e Liberali Europei, ha descritto l’emigrazione venezuelana come un fiume di sofferenza.
– Fame e sofferenza – ha sottolineato – sono parte della politica del presidente Maduro. Vuole un popolo debole, senza forza per reagire e opporglisi.
Di opinione contraria l’eurodeputato Javier Corso, della Sinistra Unitaria Europea, che ha denunciato la creazione di un clima di crisi per giustificare l’intervento militare in Venezuela.
I verdi, rappresentati da Molly Scott Cato, hanno criticato l’orientamento del dibattito trasformato in un processo politico al governo del presidente Maduro. E ha ricordato che in Spagna sono state oltre 10 mila le richieste di asilo respinte.
– Vi chiederete come sia possibile che un paese sia riuscito a produrre oltre due milioni di emigranti – ha affermato il leader socialista spagnolo Ramon Jauregui -. Ebbene – ha spiegato -, la risposta è semplice: è il prodotto di una rivoluzione fallita.
L’Europarlamento, quindi, ha chiesto all’Unione Europea la realizzazione di ulteriori sforzi per aiutare i paesi che hanno frontiera con il Venezuela e che oggi si trovano ad affrontare un’emergenza umanitaria.