MILANO. – Il Milan è fuori dalle coppe europee per un anno. La Uefa prende una decisione storica per il club sette volte campione d’Europa, che lascia il suo posto nei gironi di Europa League all’Atalanta, sostituita dalla Fiorentina nei preliminari. Il verdetto della Camera giudicante è meno duro di quanto si temesse, ma comunque rappresenta un colpo d’immagine ed economico per il Milan, che sta già preparando il ricorso al Tas.
In quest’ottica potrebbe non aiutare la scelta del proprietario Li Yonghong, che ha interrotto la trattativa per la cessione del club a Rocco Commisso, manifestando la volontà di restituire a Elliott i 32 milioni di euro dell’ultimo aumento di capitale, per avere più tempo e cercare offerte più convenienti.
“Il club non potrà partecipare alla prossima competizione Uefa per club a cui è qualificata nelle prossime due stagioni (una competizione sola nella stagione 2018/19 o in quella 2019/20, in caso di qualificazione)”, è la consueta formula della Camera giudicante, che negli ultimi anni ha emesso provvedimenti anche più duri, con squalifiche di un anno applicabili nell’arco anche di tre o quattro stagioni, oltre a multe.
Il testo del comunicato in italiano, più di quello in inglese, ha confuso anche gli specialisti. La sostanza è: per il Milan nessuna sanzione economica, sconterà la squalifica saltando la prossima Europa League, a cui si è qualificato arrivando sesto in campionato. Il Milan resta convinto di pagare per colpe non proprie, visto che il procedimento davanti alla Uefa è legato alla violazione delle norme del fair play finanziario nell’ultimo triennio dell’era Berlusconi.
Ma in questi mesi gli investigatori della Uefa per due volte hanno negato Voluntary Agreement e Settlement Agreement (due forme di contratti, una per il rientro volontario nei parametri, l’altro per il rientro attraverso sanzioni), rinviando infine il caso alla Giudicante per le “incertezze sul rifinanziamento del prestito e sul rimborso delle obbligazioni da effettuare entro ottobre 2018”, ossia sul debito che l’attuale proprietario Li Yonghong deve rimborsare al fondo Elliott.
Cruciali sono le motivazioni che la Uefa renderà pubbliche nei prossimi giorni, e che il club già sta studiando per provare a ottenere sconti dal Tribunale arbitrale dello sport. Non sarà facile ribaltare uno scenario che espone il Milan a una perdita di circa 20 milioni di ricavi, al rischio che il budget per gli acquisti sia ridotto e qualche big chieda la cessione.
Il Tas nel 2017 ha riabilitato ad esempio il Partizan Belgrado, di fronte a elementi inediti rispetto alla discussione davanti alla Giudicante, con cui i serbi hanno dimostrato di essersi messi in regola con il fisco. La novità decisiva per il Milan potrebbe essere un nuovo azionista di maggioranza, ipotesi ora complicata.
Dopo due mesi di trattative, a un passo dall’intesa, Li ha infatti interrotto il negoziato con Rocco Commisso, deciso a rimborsare i 32 milioni a Elliott entro il 6-9 luglio, termine oltre il quale si avvierebbe l’iter per il passaggio del club nelle mani del fondo. Altri soggetti statunitensi sono alla finestra, non solo i Ricketts.
Il magnate di origini calabresi, non l’ha presa bene: teme che il cinese voglia aprire una sorta di asta e non è disposto di lasciare a lungo sul tavolo l’offerta per il 70% a fronte della copertura dell’intero debito con Elliott e 150 milioni da investire subito, oltre a un progetto per lo stadio. Gli sono arrivate anche altre proposte, sottolineano i suoi, per altri club europei, non solo italiani.
(di Paolo Cappelleri/ANSA)