ROMA. – Quasi un bambino sui cinque soffre di sonnambulismo, un problema che però diminuisce molto con l’età fino ad arrivare a circa il 2,5% degli adulti. Lo ricorda Roberto Mutani, del Centro di riferimento disturbi del sonno dell’ospedale Le Molinette di Torino, secondo cui in casi molto rari si può arrivare ad episodi gravi come quello avvenuto oggi a Brescia in cui un sedicenne è caduto dal balcone.
“Nel bambino il sonnambulismo ha una frequenza rilevante – spiega l’esperto -, ne soffre tra il 10 e il 17% con una frequenza maggiore di episodi tra i 10 e i 12 anni. Poi con la crescita gli episodi diminuiscono, e negli adulti la percentuale di persone che ne soffre è intorno al 2,5%. Il sonnambulico ha una fase di ripresa dell’attività motoria mentre in realtà continua ad avere l’elettroencefalogramma tipico che si ha nel sonno.
Ci sono automatismi di tipo motorio. Di solito ci si limita a camminare nella stanza o magari a spostare oggetti, mentre in rari casi ci sono azioni più complesse. In alcuni casi si ha il soddisfacimento di istinti primari, ad esempio alcuni vanno al frigo e mangiano, o nell’adulto si arriva all’attività sessuale o a prendere la macchina, ma sono fenomeni molto rari, così come per fortuna sono rarissimi i casi come quello di Brescia”.
Il disturbo, spiega Mutani, ha una componente genetica. “Ci sono famiglie di sonnambulici – sottolinea – e in chi da bambino ha avuto degli episodi il fenomeno può essere facilitato da stress psichico, febbre, assunzione di alcol. Il detto popolare che dice di non svegliare un sonnambulo ha un fondamento di verità – prosegue -. Siccome nel sonnambulo restano gli automatismi motori ma senza il ragionamento potrebbe scambiare una persona che lo scrolla per un possibile attacco, e potrebbe reagire come se avesse subito una aggressione”.