30 anni dalla morte di Tortora. Figlia, ‘nulla è cambiato’

(ANSA) – ROMA, 16 MAG – Il 18 maggio 1988, a 59 anni muore Enzo Tortora, conduttore televisivo, autore e giornalista, per un tumore ai polmoni. “Perché – disse – mi hanno fatto esplodere una bomba atomica dentro”. Quella bomba è l’accusa di far parte della Nuova Camorra Organizzata e di essere un corriere della droga. Ci vorranno quattro anni per dimostrare la sua innocenza, tra i quali 7 mesi di carcere e molti altri ai domiciliari. A 30 anni dalla sua morte, Tortora è diventato la personificazione dell’errore giudiziario. Il suo ricordo vive in strade, piazze, scuole, biblioteche a lui intitolate. Ma per Silvia Tortora, la figlia maggiore “dal mio punto non è cambiato nulla: sono 30 anni di amarezza e di disgusto. Mi aspettavo una riforma del sistema giudiziario, invece non è accaduto. Anche se penso che Enzo se ne sia andato troppo presto – conclude la figlia – è meglio che non veda questo schifo. A cosa è servito il suo sacrificio? La potenza del dolore e dell’ingiustizia ha provocato un solo effetto: la sua morte”.