Bruxelles e governi, la linea di rottura europea

il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker. ANSA/ CLAUDIO GIOVANNINI

FIRENZE. – Le istituzioni di Bruxelles provano a spingere la costruzione europea e a lanciare il cuore oltre l’ostacolo delle sfide globali di inizio millennio, ma la risposte dei leader del Vecchio continente sono, ancora una volta, poco coraggiose e prive di una visione di lungo raggio.

Da un lato Commissione ed Europarlamento, con l’appoggio della Bce di Mario Draghi, provano a indicare la strada degli antichi ma sempre validi valori e principi europei, a cominciare dalla solidarietà e degli interessi economici comuni; dall’altra gli Stati membri continuano a guadare nei propri orticelli nazionali mentre il mondo corre veloce sulle ali della mondializzazione con i suoi commerci e politiche globali che portano vantaggi e facilitazioni ma anche ineguaglianze e problemi sociali che hanno un impatto decisivo sulla vecchia Europa.

E’ oggettivamente inquietante il contrasto tra le parole, a Firenze allo State of the Union, di Jean Claude Juncker e Antonio Tajani e il comportamento quotidiano dei grandi Paesi europei o, almeno, della maggior parte degli Stati membri. Nello splendido salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, arte, cultura e storia secolari hanno ispirato le parole dei presidenti di Commissione, Europarlamento e Bce in un inno all’Europa e alla costruzione del suo presente e del suo futuro.

La sintesi è facile: Tajani, Juncker e Draghi hanno chiesto di mettere da parte gli egoismi e le paure, i populismi e i nazionalismi. Basta con i muri, reali o ideologici. E’ tempo di procedere velocemente verso una vera unione monetaria e bancaria, un superamento degli accordi di Dublino trovando nuove politiche e nuove solidarietà per gestire insieme le nuove ondate di migrazioni che non diminuiranno, ma, al contrario aumenteranno nei prossimi anni.

“Credere nell’Europa, vuol dire credere nella nostra storia e nei nostri valori. E senza i nostri valori l’Europa rischia di andare in fumo”, ha sintetizzato Tajani applaudito da Juncker che ha, poi, invitato i leader europei ad avere “determinazione e passione”.

Ma la passione, il coraggio e la visione sono merci rare oggi in Europa. Basterebbe ricordare le posizioni del gruppo di Visegrad, contrario a qualunque tipo di iniziativa politica e solidale. O alla recente nascita del Gruppo degli otto Paesi nordici guidati dall’Olanda convinti che l’Ue debba continuare sulla strada del rigore e dell’austerità e contrari alle riforme dell’eurozona.

Paolo Gentiloni, che si è definito “convinto europeista”, ha osservato con amarezza che in Europa la “stagione della condivisione sembra non arrivare mai”.

Il riferimento alla mancanza di solidarietà europea nella drammatica questione dei migranti è evidente. Da parte di tutti. Non solo da parte del gruppo di Visegrad. Ma c’è di più. Il discorso di Emmanuel Macron, ad Aquisgrana, è stato duro e aggressivo nei confronti della Germania, colpevole di non fare nulla per diminuire quel surplus commerciale che pesa tantissimo sui tentativi europei.

E’ vero: Berlino si sta sempre più chiudendo di fronte alle difficoltà europee e non è più in grado di essere esempio positivo in Europa. Anche in Germania crescono i partiti e i movimenti anti-Europa e Angela Merkel fa fatica a tenere insieme la sua coalizione. La paura frena la cancelliera e i suoi sogni europei.

Macron ha ancora una volta illustrato la sua visione di un’Europa che sia attore globale in un mondo in cui i tradizionali equilibri geopolitici si stanno frantumando e ripetuto il suo piano di riforme nel settore economico e bancario. Ma questa Francia è la stessa Francia che ha partecipato all’attacco contro la Siria alla faccia di una politica estera comune dell’Europa e che ha mandato, a proposito della solidarietà sui migranti, la sua gendarmeria a Bardonecchia e sul confine di Ventimiglia.

Parole e atti concreti non viaggiano evidentemente nella stessa direzione. E le parole dei leader delle istituzioni europee, per ora, si fermano a Firenze, sulla soglia di Palazzo Vecchio.

(di Stefano Polli/ANSA)

Lascia un commento