I dem fanno causa alla Russia e alla campagna di Trump

WASHINGTON. – Una causa di risarcimento danni multi milionaria contro il governo di Mosca, il comitato elettorale di Trump e Wikileaks, accusati di aver complottato contro Hillary Clinton per favorire Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Rispolverando una mossa fatta durante lo scandalo Watergate, il partito democratico apre un nuovo, fragoroso, fronte legale contro Trump mentre i memo dell’ex capo dell’Fbi James Comey, inviati dal dipartimento di giustizia al Congresso, svelano imbarazzanti episodi inediti sul tycoon: dalle sue riserve sulle “serie capacità di giudizio” dell’allora consigliere per la sicurezza Michael Flynn (per avergli riferito tardivamente la telefonata di congratulazioni di Putin dopo le elezioni) ad una frase attribuita al leader del Cremlino, secondo cui la Russia ha “alcune delle più belle prostitute del mondo”. Parole che il Cremlino si è affrettato a smentire, precisando che Putin e Trump non si sono mai incontrati prima che il tycoon venisse eletto presidente.

Intanto il presidente Usa ingaggia nel suo team legale Rudy Giuliani per fronteggiare le prossime mosse del procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller. L’avvocato ex sindaco di New York è un amico e sostenitore della prima ora di Trump, nonché ex capo di Mueller quando lavoravano alla procura della Grande Mela: un antico rapporto di conoscenza forse utile per mettere a punto l’atteso interrogatorio.

Nella giostra di colpi di scena che si susseguono a Washington l’ultimo è la causa civile presentata dai dem in una corte federale di Manhattan. “Durante la campagna presidenziale 2016, la Russia lanciò un assalto totale alla nostra democrazia e trovò un partner disponibile e attivo nella campagna di Donald Trump”, ha dichiarato Tom Perez, presidente del partito democratico. “Questo costituisce un atto di tradimento senza precedenti: la campagna di un nominee alla presidenza degli Stati Uniti alleata con una potenza straniera ostile per sostenere le sue chance di vincere”.

Trump non è mai nominato ma potrebbe essere convocato e costretto a deporre sotto giuramento. Nella lista ci sono invece il figlio Donald jr, il genero Jared Kushner, l’ex presidente del comitato elettorale Paul Manafort e il suo ex vice, Rick Gates (quest’ultimi indagati nel Russiagate). Citati anche il Gru, il servizio di spionaggio militare russo che avrebbe hackerato i pc del partito democratico, Wikileaks, che avrebbe diffuso il materiale rubato, e l’ex consigliere informale di Trump Roger Stone, che sarebbe stato in contatto con il fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Non manca l’oligarca russo Aras Agalorov col figlio Emin, accusati di aver organizzato un incontro alla Trump Tower con Donald Jr per fornire materiale compromettente su Hillary.

Ai tempi del Watergate i dem chiesero un milione di risarcimento al comitato elettorale del presidente Richard Nixon e alla fine ottennero 750 mila dollari. Ma ora la causa rischia di scontrarsi con le inchieste di Mueller e della commissione intelligence del Senato, che continuano ad indagare sugli stessi personaggi ma senza aver ancora raggiunto prove di collusione.

Intanto restano accesi i riflettori sui memo di Comey. Per Trump “mostrano chiaramente che non c’è collusione e ostruzione”. Ma per i dem confermano un tentativo del presidente di condizionare l’inchiesta sul Russiagate.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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