Vertice segreto Renzi coi suoi, ipotesi primarie subito

Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, con il presidente Matteo Orfini (D) e i capigruppo Andrea Marcucci (S) e Graziano Delrio (2-D), al termine dell'incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Primarie subito. E’ l’ipotesi che i ‘pasdaran’ renziani mettono sul tavolo, all’indomani della candidatura di Maurizio Martina alla segreteria. Il reggente si propone come candidato unitario, traghettatore verso un congresso da tenersi magari nel 2019. E Matteo Renzi, a certe condizioni, potrebbe decidere di convergere. Ma la partita è ancora tutta da giocare e per ora una convergenza non sembra esserci. Anzi.

L’ex segretario riunisce a Roma i “big” a lui più vicini e al termine emerge l’ipotesi di chiedere subito la convocazione del congresso, magari in autunno. Ma Martina, che ha il sostegno di Franceschini, non molla: è e resta candidato.

Il vertice renziano avrebbe dovuto restare segreto. E’ in un ufficio di via Veneto dove Renzi ed Enrico Letta siglarono il ‘patto della schiacciata’ che portò Letta a Palazzo Chigi. E arriva a turbare una giornata che aveva visto il Pd salire unito al Quirinale con una linea di opposizione propositiva e “non aventiniana”.

Con Renzi, ci sono Lotti e Boschi, Guerini, Rosato, Orfini, ma anche i capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio: dovrebbero garantire – si irritano martiniani e minoranza – unità dei gruppi, non andare a “incontri carbonari”. Sullo sfondo, ci sono le tensioni sul tema del governo.

Questa volta i Dem sono uniti nel rifiutare la “politica dei due forni” del M5s (Martina perciò dovrebbe rigettare l’invito di Luigi Di Maio a incontrarsi): al Colle hanno presentato quattro punti, a partire dal raddoppio del reddito di inclusione, sui quali da opposizione daranno battaglia e che potrebbero diventare presto proposte di legge.

Ma un domani, se l’accordo M5s-Lega dovesse saltare, una parte del partito – da Martina a Franceschini, da Orlando a Cuperlo – potrebbe chiedere di aprire a un dialogo con i grillini. E i renziani, che sono sulla linea del “no”, non si fidano ad eleggere Martina in assemblea il 21 aprile, quando il dossier governo potrebbe essere ancora aperto.Nel frattempo il ministro uscente Carlo Calenda chiede un vertice con tutti i big, da Renzi a Gentiloni, da Martina ai capigruppo, per trovare un accordo unitario.

Ma a indispettire i renziani è anche il fatto che sabato mattina il reggente, con Orlando e Cuperlo, parteciperà a un evento di giovani Dem, in contemporanea a un’iniziativa convocata da tempo da Matteo Richetti per lanciare la propria candidatura al congresso. Lo stesso Richetti potrebbe essere schierato da Renzi in alternativa a Martina in assemblea, mentre Guerini non sarebbe disponibile.

Ma il fronte renziano è variegato e i ‘pasdaran’ suggeriscono al leader a questo punto di sparigliare e, forte dei numeri in assemblea, chiedere (anche a costo di far mancare il numero legale per l’elezione di Martina) la convocazione del congresso subito: da Debora Serracchiani a Richetti o Graziano Delrio, “i possibili candidati ci sono”.

In serata, quando Renzi – che non avrebbe ancora preso una decisione – fa rientro nella sua Firenze, la tensione nel partito è alta. Dalla minoranza Gianni Cuperlo avverte che si opporrà all’ipotesi, adombrata dal renziano Sandro Gozi sulla scia di Macron, di “andare oltre il Pd”.

“Il Pd non deve tornare indietro e non deve ‘andare oltre’. Il Pd deve rilanciare se stesso per essere la forza del cambiamento. Mai come oggi c’è bisogno di questo”, sottolinea in un tweet Martina. Il reggente è in campo e alla fine i renziani dovranno convergere su di lui se non vogliono spaccare il partito, commenta in serata un dirigente vicino a Martina.

Certo, aggiunge, è “surreale” che in mattinata Orfini, Marcucci e Delrio abbiano visto Martina al Nazareno per concordare la linea da portare al Quirinale e nel pomeriggio si siano visti in segreto con Renzi.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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