Facebook rischia una stangata in Usa, nuovo tonfo in Borsa

Di fronte ad un negozio di elettronica con la scritta Facebook.
Di fronte ad un negozio di elettronica con la scritta Facebook. (ANSA/AP Photo/Noah Berger, File)

NEW YORK. – Ora è ufficiale. L’amministrazione americana sta indagando su Facebook che stavolta potrebbe rischiare davvero grosso: una super multa da migliaia di miliardi di dollari. Perdite che potrebbero andare ad aggiungersi alla somma già bruciata sui mercati da quando è scoppiato lo scandalo dei dati, circa 75 miliardi di dollari andati in fumo, e oltre 9 miliardi di dollari della ricchezza personale di Mark Zuckerberg svaniti.

Intanto, anche nell’ultima seduta di Wall Street il titolo di Facebook è arrivato a perdere il 6%, per poi recuperare in parte. La conferma dell’inchiesta in corso non rassicura di certo gli investitori. La Federal Trade Commission infatti vuole vederci chiaro sul modo in cui il colosso dei social media ha gestito e gestisce i dati personali dei suoi utenti, oltre due miliardi in tutto il mondo.

E oltre 50 milioni quelli che si sono visti sottrarre informazioni private, poi vendute alla società Cambridge Analytica e utilizzate a scopi politici, per favorire l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2006. “Stiamo prendendo la situazione molto seriamente e siamo fermamente determinati a ricorrere a tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la privacy dei consumatori”, assicura l’autorità Usa, che nello specifico dovrà valutare se Facebook abbia violato l’accordo siglato nel 2011 da diverse aziende tecnologiche.

Un’intesa denominata ‘consent decree’ secondo cui gli utenti devono sempre essere avvisati sull’eventuale uso dei propri dati personali che può avvenire solo dietro il loro consenso. Severa la punizione per chi non rispetta le norme accettate all’epoca: fino a 40 mila dollari per ciascuna violazione. Considerando che il datagate che sta scuotendo Facebook riguarda oltre 50 milioni di persone, è facile immaginare come l’eventuale sanzione potrebbe raggiungerebbe cifre davvero da capogiro.

Senza considerare che simili indagini sono state aperte o stanno per partire anche in Europa, sia a Bruxelles che nei singoli stati. Anche l’Italia si sta muovendo, con le associazioni dei consumatori che premono perché l’Antitrust apra un’inchiesta. “Vogliamo che si accerti se la pratica commerciale adottata da Facebook di consentire ai fornitori di servizi sulla piattaforma di accedere ai dati degli utenti iscritti sia scorretta ai sensi del Codice del Consumo”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

Lascia un commento