Usa e Ue cacciano 100 diplomatici russi, scontro con Mosca

Donald Trump imbarcandosi sull'Air Force One, un ufficiale saluta militarmente.
U.S. President Donald Trump imbarcandosi sull'Air Force One. (ANSA/AP Photo/Carolyn Kaster)

NEW YORK. – Il fantasma della guerra fredda torna ad agitare la comunità internazionale, con un’escalation delle tensioni con Mosca che non ha precedenti negli ultimi decenni e dalle conseguenze quanto mai imprevedibili. Con una compattezza che probabilmente nemmeno il Cremlino si aspettava, gli Stati Uniti e l’Europa hanno deciso di espellere dai propri Paesi oltre cento diplomatici russi.

Una mossa clamorosa in risposta all’avvelenamento dell’ex spia russa Sergej Skripal e della figlia Yulia nel Regno Unito con l’uso di nervino. Un agente chimico di tipo militare utilizzato su suolo straniero: un atto ostile, qualcuno si spinge a dire “quasi un atto di guerra”.

Così l’hanno interpretato gli alleati della Nato, che hanno seguito Londra nell’addossarne la responsabilità alla Russia e in stretto coordinamento hanno deciso stavolta di dare una lezione esemplare a Vladimir Putin. Decine di Paesi sulle due sponde dell’Atlantico – di cui 16 della Ue, compresa l’Italia – hanno seguito l’esempio della Gran Bretagna che giorni fa aveva rispedito a casa 23 diplomatici russi.

Così Berlino e Parigi ne hanno cacciati quattro, e Roma due. Ma la risposta più dura è arrivata da Donald Trump, che ha ordinato l’espulsione di ben 60 diplomatici, tutti bollati come ‘spie’: 48 in servizio presso l’ambasciata di Washington, 12 presso la rappresentanza russa al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York. Tutti dovranno lasciare gli Usa in sette giorni. Non solo.

Il presidente americano, da sempre accusato di essere troppo morbido e accondiscendente con Mosca, ha ordinato anche la chiusura del consolato di Seattle entro il 2 aprile: troppo vicino a una base di sottomarini nucleari e al quartier generale del colosso dell’aeronautica Boeing.

Non hanno fatto mancare la loro solidarietà a Londra e alla Nato molti Paesi dell’ex campo sovietico, a partire dall’Ucraina che ha messo alla porta ben 13 diplomatici russi. Alla ferma risposta della comunità internazionale si sono quindi uniti l’Olanda, la Spagna, la Repubblica Ceca, l’Estonia, la Lituania, l’Ungheria, la Lettonia, la Finlandia, la Norvegia, l’Albania, la Polonia, il Canada. E nelle prossime ore potrebbero seguire altri stati.

L’ira di Mosca non si è fatta attendere. “Risponderemo”, ha minacciato il ministero degli Esteri russo, accusando Londra di aver assunto sul caso Skripal una posizione “ipocrita e piena di pregiudizi”. E criticando gli alleati del Regno Unito di “seguire ciecamente il principio dell’unità euro-atlantica a spese del buon senso e del dialogo”.

Furioso l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov: per lui quella dell’amministrazione Trump è una mossa “ingiusta e che danneggerà le già deboli relazioni tra Russia e Stati Uniti”.

Ma per Washington, nonostante le titubanze dei giorni scorsi del tycoon, era necessario dare stavolta un chiaro segnale: quello che le azioni di Mosca non possono restare senza conseguenze. “Al di là del comportamento destabilizzante della Russia in tutto il mondo, come la sua partecipazione alle atrocità in Siria e le sue azioni illegali in Ucraina – ha affermato l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley -, ora ha usato un’arma chimica entro i confini di uno dei nostri più stretti alleati. E qui a New York – ha accusato senza mezzi termini – Mosca usa le Nazioni Unite come un rifugio sicuro per attività pericolose all’interno dei nostri confini”.

La svolta del tycoon, che già nei giorni scorsi aveva varato un set di sanzioni senza precedenti contro la Russia per le interferenze nelle elezioni presidenziali americane del 2016, potrebbe essere legata anche all’arrivo nel ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale di John Bolton, noto per essere un ‘falco’ sul fonte delle relazioni con Mosca. Del resto i dati in mano agli 007 parlerebbero di oltre 100 funzionari dell’intelligence russa attualmente operativi sul territorio statunitense.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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