Berlusconi torna in gioco col Senato. Ora mirino sul Governo

Da sinistra: Renato Brunetta, Silvio Berlusconi e Paolo Romani. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Un binario che corre parallelo: da un lato chiudere la partita delle presidenze delle Camere mantenendo saldi gli equilibri della coalizione, sull’altro versante iniziare ad ipotizzare uno schema di governo. E’ questo il senso della riunione a via del Plebiscito tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Un vertice in cui Forza Italia incassa la presidenza del Senato nella logica di cui la leader Fdi è stata promotrice e cioè che essendo una coalizione gli incarichi devono essere divisi. Insomma uno stop alla Lega ‘pigliatutto’ da parte degli alleati che però hanno accettato la proposta di arrivare ad una trattativa con una rosa di candidature che vede Paolo Romani in pole position.

Un nome, quello dell’attuale capogruppo (nel carnet c’è anche quello di Anna Maria Bernini e Elisabetta Alberti Casellati) che l’ex premier non ha nessuna intenzione di scaricare, a maggior ragione di fronte ai veti del Movimento Cinque Stelle: Non possiamo accettare dei diktat, è il ragionamento del leader azzurro condiviso in realtà da tutto il centro destra.

L’ex ministro dello Sviluppo Economico di Berlusconi può contare tra l’altro sui buoni rapporti con il Partito Democratico per cui avrebbe un consenso trasversale. E’ proprio ai Dem che continua a guardare il Cavaliere convinto che avere un suo uomo sullo scranno più alto di palazzo Madama possa essere un'”arma” in più nel caso in cui si fallissero vari tentativi di formare un governo.

Ma, almeno per il momento, la coalizione di centrodestra non ha nessuna intenzione di rompere: anzi, tutti e tre i leader hanno ribadito che il Colle deve guardare alla loro coalizione come quella a cui affidare un incarico, nello specifico a Matteo Salvini.

Il leader della Lega e candidato in pectore della coalizione ha fretta di chiudere le intese sulle presidenze delle Camere per concentrarsi solo sulla partita del governo. Di quì la decisione di ‘mollare’ a Fi la presidenza di palazzo Madama. Sul piatto della divisione degli incarichi però è stato messo anche la presidenza del Friuli Venezia Giulia che va a Massimiliano Fedriga, fedelissimo di Salvini e capogruppo uscente a Montecitorio.

Il segretario del Carroccio non ha nessuna intenzione di offrire a Forza Italia il pretesto per essere accusato di voler ritornare alle urne nè di avere altri piani rispetto ad un governo del centrodestra. Se l’incastro sulle presidenze dovesse dunque andare in porto, il leader della Lega è pronto ad aprire le trattative sull’esecutivo con un occhio particolare al Movimento Cinque Stelle.

Una strada complicata che il Cavaliere però non intende ostacolare. I due leader marciano uniti anche se a differenza del leader del Carroccio, l’ex premier non fa mistero di volere a tutti i costi un governo, e non è detto che debba essere dentro il perimetro della coalizione.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)

Lascia un commento