Elezioni: banchieri sereni, no a ipotesi fuori dall’euro

Logotipi di banche italiane

ROMA. – Nervi saldi, analisi oggettiva dei dati, fiducia nella tenuta delle istituzioni democratiche e nelle qualità professionali del Presidente della Repubblica. Nel mondo bancario si ostenta prudenza e si usano toni cauti nel dopo voto anche se dai risultati elettorali sono risultati vincitori due forze notoriamente ostili al comparto quali M5s e Lega. La reazione della Borsa c’è stata ma tutto sommato limitata (-0,4% Milano mentre l’Europa ha sostanzialmente ignorato il voto) e lo spread calmierato dalla Bce è salito solo a 140.

Per tutti lo sintetizza il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina al congresso Fabi: “si tratta di gestori che capitalizzano i guadagni degli ultimi mesi” dei titoli bancari che hanno corso molto negli ultimi mesi. C’è però una linea rossa tracciata da Messina e da molti altri banchieri che non va oltrepassata, pena un vero “rischio per il paese”: l’uscita dall’euro. Un tema che però, guarda caso, non sembra essere più un tema sul tavolo nemmeno delle forze politiche più critiche.

“Non sono preoccupato per l’affermazione di forze politiche euroscettiche, perché l’Italexit non è uno scenario credibile, non si avvererà” ha detto il Group Ceo di Assicurazioni Generali, Philippe Donnet intervistato dalla Cnn sulle elezioni italiane.

Per il presidente dell’Abi Antonio Patuelli quindi non va fatto girare “un clima di preconcetta negatività” poichè in fondo il malessere è stato incanalato verso “le istituzioni costituzionali” attraverso il voto, un processo che porta gli eletti a diventare responsabili. Proprio di “responsabilità” e di “meno egoismi” parla il ceo di Banco-Bpm Giuseppe Castagna. Sia Patuelli che Messina concordano che i tempi per la formazione del governo non sono così ‘biblici’ e anzi molto minori di quelli vissuti da Germania e Spagna (che tornò una seconda volta al voto in pochi mesi).

Il presidente Abi, dalla sua esperienza parlamentare, ricorda come secondo le cadenze dei regolamenti, Camera e Senato saranno in grado di funzionare “entro la Settimana Santa”. E poi c’è il ruolo che la Costituzione assegna al presidente della Repubblica, le cui doti professionali sono unanimamente apprezzate. Insomma da qui a marzo e con in mano la mappa definitiva dei collegi si potrà avere un quadro più chiaro.

Nel frattempo il treno della ripresa italiana sta andando avanti seppure a una velocità minore degli altri paesi europei. Gli impieghi stanno salendo, gli investimenti riprendono e il flusso di nuove sofferenze rallenta. La montagna di sofferenze sta venendo intaccata sebbene all’interno del mondo bancario i sindacati insistano per gestirle internamente invece di cederle a prezzi ‘di saldo’.

Per il segretario Fabi Lando Sileoni con gestioni in house si recupererebbe il 40% del loro valore invece del 20% delle cessioni esterne. Le banche hanno in sostanza ritrovato gli utili nel 2017 e il 2018 è partito bene. Considerati i tempi istituzionali il primo semestre non dovrebbe riservare sorprese. Poi si vedrà.

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)

Lascia un commento