Giochi: Moioli fa grande l’Italia, regina snowboard è d’oro

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Gold medal winner Michela Moioli, medaglia d'oro nello snowboard femminile, bacia il podio. (ANSA/AP Photo/Kin Cheung)

PYEONGCHANG (COREA DEL SUD). – La ragazza sulla tavola ha la grinta di un leone e il cuore tenerissimo. Può gareggiare con i maschi e paga il viaggio in Corea alla sua famiglia “perché senza non sarebbe stata la stessa cosa”. Piange e poi torna a sorridere “perché una giornata più bella di questa non l’avrei potuta immaginare”.

Michela Moioli è la seconda donna a fare grande l’Italia ai Giochi di PyeongChang: il suo oro plana su gambe fortissime e testa salda al Phoenix snow park, specialità snowboardcross. Si parte in sei, si salta, si vola si sta in equilibrio tra terra e cielo. E se si è come Michela, si arriva al traguardo sani e con l’oro al collo. Il primo italiano per questo sport, la seconda medaglia dopo il bronzo di Lidia Trettel a Salt Lake nel 2002.

Era la favorita la 22enne lombarda, che si allena con Sofia Goggia (“Mi ha scritto ‘ti sento vibrare’ “), e non si è fatta tradire dall’emozione: dai quarti alla finale mai dietro, sempre in testa con le avversarie a rincorrerla. Due sorpassi da manuale degli spericolati dello snow, prima in semi e poi in finale e sulla linea rossa non ce n’è per nessuna. Deve accontentarsi dell’argento la francese generazione 2000 Julia Pererira De Sousa e del bronzo la ceca Eva Samkova.

Il finale è tutto per la Miki dello snow, che si butta nella neve e comincia la festa. La motivazione aggiuntiva è arrivata dall’oro della Fontana: “Le donne hanno una marcia in più, e nelle difficoltà sappiamo tirare fuori il meglio. Quando ho visto Arianna mi sono caricata e ho detto: ‘Io non sto qui per l’argento o il bronzo. Voglio l’oro'”.

Arrivato dopo una vigilia in cui la paura per la pista che aveva fatto undici ‘feriti’ tra i maschi e la pressione tipica della numero uno avevano un po’ agitato l’azzurra: “Ho pianto, poi sotto la doccia mi sono fatta un discorso automotivante, ho cenato con la mia famiglia e tutto è passato. Ero come nuova e una giornata migliore non avrei potuto immaginarla”.

Le ha volute tutte intorno mamma Fiorella e sua sorella Serena: “Si è appena sposata, non se la sentiva di venire qui anche per i costi del viaggio. Ma ho detto che non c’erano alternative, che avrei pensato io a tutto. Perché avremmo dovuto soffrire o gioire ma insieme, ed è stata una delle scelte più belle della mia vita”. Papà Giancarlo è rimasto a casa a badare al barboncino Rocco. Ma col cuore sta qui.

Una vittoria costruita, un mix di talento e dedizione: “Quattro anni fa a Sochi mi sono rotta un ginocchio, ma quando si tocca il fondo si può solo risalire – racconta Michela, unghie tricolori e una medaglia pronta ad aggiungersi al tatoo con i cinque cerchi – ho scalato una montagna e ora mi godo questo panorama. Non ho vinto per caso, ci lavoro da sempre. Un obiettivo come questo è un sogno, ora bisogna vincere ancora. Ripetersi. Intanto voglio vincere la coppa del mondo, devo continuare a vedere che sono forte. Io come la Vonn? Lei ha vinto tutto, io non mi sento mai la più forte”.

Col preparatore atletico Matteo Artina ha lavorato sulla forza “sugli atterraggi non sarei mai stata così brava”. Tra i sogni di vita e non di sport c’è quello di proseguire gli studi, una laurea in scienze motorie. Con i 150 mila euro del premio per l’oro “magari mi compro una casa” sorride. In questi quattro anni di lavori ‘forzati’ “non mi è mancato niente. Se mi va di mangiare porcherie lo faccio, soprattutto se il morale è un po’ giù. Penso che la normalità sia la ricetta migliore. Mi piacerebbe andar a surfare, datemi una tavola e faccio tutto”.

Ecco perché tanta famiglia e affetti nella vita di questa “ragazzina spericolata” dice Michela, spinta alla snowboard proprio da sua mamma. “Vedeva che sugli sci mi annoiavo, a otto anni le prime gare e ho scoperto che ero brava, gli sport di contatto mi sono sempre piaciuti”.

Dello snowboard sceglie il cross, non evoluzioni in aria ma gara: “Preferisco l’adrenalina del gareggiare con altre persone, arrivare al traguardo per vincere”. Agonismo, tenacia e forza: e quel cuore caldo che tiene su la numero uno della tavola. Ora lo certificano anche le Olimpiadi.

(dell’inviata Alessandra Rotili/ANSA)

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