Yemen, Religion for Peace: “Salvare condannato a morte a causa della fede”

 

ROMA. – Un uomo, Hamid Haydara, è stato condannato a morte dal tribunale delle milizie Huthis a Sanaa, capitale dello Yemen, a causa della sua appartenenza alla fede Bahà’ì. “La sentenza di questa persona innocente segue quattro anni di prigione, torture e false accuse”, si legge in una nota di Religions for Peace Italia.

La notizia è riportata in un appello di Amnesty International del 3 gennaio e segue un voto unanime dell’Unhrc (Un Human Rights Council) del mese scorso, che chiede il rilascio di tutti i prigionieri Bahà’ì in Yemen. Religions for Peace Italia chiede al governo italiano “di intervenire tempestivamente per fermare questa crudele esecuzione”.

“La libertà di coscienza e di religione è alla base dei diritti umani universali – afferma -. Come Religions for Peace (rappresentata presso l’Onu come Ong mondiale fondata negli anni settanta del secolo scorso, in cui compaiono unite tutte le religioni del mondo nella ricerca comune della pace) vorremmo ribadire un principio fondamentale dei testi sacri dell’ebraismo, dell’islam e condiviso de quelli del cristianesimo e di tutte le altri fedi, per il quale ‘Chi salva una vita salva il mondo intero'”.

Religions for Peace e l’ordinamento giuridico italiano “condividono il rifiuto della pena di morte e anche la ferma convinzione del valore essenziale della libertà religiosa”. Dunque, in questi tempi così difficili, “chiediamo all’Italia di ribadire la sua tradizionale leadership morale nell’aprire la strada per la salvezza di Hamid Haydara”.

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