Via il nome di Vittorio Emanuele III da scuole e biblioteche

Mussolini, Hitler e Vittorio Emanuele III
Mussolini, Hitler e Vittorio Emanuele III

 

ROMA. – Togliere il nome di Vittorio Emanuele III, il re che firmò le leggi razziali, “dalle scuole e dalle biblioteche pubbliche italiane”. A lanciare l’appello al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini è la comunità ebraica italiana, dopo aver scoperto “con sgomento” che sono moltissimi i luoghi pubblici intitolati “al re che abbandonò gli italiani al loro destino”.

Uno “scempio della Memoria”, spiega la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni, al quale bisogna porre rimedio, “riportando quei luoghi pubblici, deputati al sapere e alla formazione, alla loro giusta vocazione”. Un’iniziativa che arriva a due settimane dal rientro in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, accompagnata da proteste e polemiche. Che sembrano destinate a continuare.

“La presidente dell’Ucei piuttosto che pensare al passato farebbe bene a guardare al futuro e a quanto sta accadendo nel mondo, anche nei confronti degli ebrei”, ha detto Emanuele Filiberto, ricordando le scuse rivolte da lui e dalla sua famiglia al rientro in Italia nel 2003 alla comunità ebraica italiana. Ma tornando anche a ripetere che, per quanto riguarda le leggi razziali, Vittorio Emanuele III “non avrebbe potuto fare diversamente”.

Tra le biblioteche intitolate al monarca, Di Segni cita un esempio per tutti: la biblioteca nazionale di Napoli, che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed è la terza per importanza in Italia dopo le biblioteche nazionali di Roma e Firenze. Una biblioteca che in realtà aveva già tentato di smarcarsi dal re delle leggi razziali, ma senza successo.

“Luciano Canfora – racconta il professor Mauro Giancaspro, che per 20 anni, dal settembre del ’95 ad aprile 2014, è stato il direttore della Biblioteca – avanzò l’ipotesi di cambiare il nome. Interpellammo l’allora ministro dei Beni Culturali, Rutelli, che ci chiese di capire come la pensava la città. Facemmo un’indagine ma la risposta fu abbastanza tiepida”. Così il nome restò, anche se “su tutte le pubblicazioni e le locandine dei convegni si parlava esplicitamente solo di Biblioteca nazionale. L’appellativo Vittorio Emanuele III veniva indicato solo su timbri e documenti burocratici. Di fatto si parlava sempre ed esclusivamente di Biblioteca nazionale”.

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