ROMA. – Non ci sarà la parola “sinistra” nel nome per non dare l’impressione di essere l’ennesima ‘Cosa Rossa’ ma il nuovo partito, che domenica nasce a Roma con l’incoronazione di Pietro Grasso leader, ne avrà nel dna le parole d’ordine: lavoro, diritti, uguaglianza. Dalla fusione degli ex dem di Mdp, di SI e Possibile parte la sfida al Pd di Matteo Renzi, che a sua volta rivendica di essere la vera sinistra.
Ma la distanza sarà già evidente sabato quando una delegazione di SI, Guglielmo Epifani e Roberto Speranza, ma non Pier Luigi Bersani, sfileranno insieme alla Cgil di Susanna Camusso contro la proposta del governo sulle pensioni. Non c’è stata fumata bianca, a quanto si apprende, sul nome del nuovo partito di centrosinistra nel vertice, svoltosi in tarda mattinata tra il presidente del Senato Pietro Grasso, il coordinatore Mdp Roberto Speranza e Nicola Fratoianni mentre Pippo Civati era assente per motivi personali.
Ma, dopo aver sondato il gradimento di una ventina di nomi, si sarebbe arrivati alla stretta tra due: o “Libertà e Uguaglianza” o “Liberi e Uguali”. “Il copyright è della Costituzione francese, non di Ceccanti”, ironizza lo storico portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia, davanti alle rimostranze dell’associazione dei liberal dem sull’omonimia con il nome dell’associazione. Non sarà, invece, reso noto domenica il simbolo del nuovo partito che comunque dovrebbe avere uno sfondo rosso.
Ma al netto di nomi e simboli, la barca alternativa al Pd è pronta a salpare nell’assemblea che riunisce i 1500 delegati eletti nello scorso fine settimana attraverso dei ‘caucus’, le assemblee in stile primarie americane. E sarà il grande giorno di Pietro Grasso che, concluso l’iter della manovra al Senato, si sente ormai libero dai doveri istituzionali e pronto a sciogliere la riserva sul suo futuro politico.
Attesissimo il suo discorso dal palco: sarà l’ex magistrato l’unico politico, oltre ai “giovani” Speranza, Fratoianni e Civati, a parlare davanti all’assise. Non interverranno nè Bersani nè D’Alema nè Vendola ad evitare che il nuovo partito appaia come una ridotta di big della sinistra. “Evitiamo gli errori del passato”, è il mantra che gira tra i promotori che assicurano che il pallino è tutto in mano a Grasso.
E non ci sarà la presidente della Camera Laura Boldrini che non renderà note le decisioni sul suo futuro, se andrà con Grasso o con Pisapia, finché la manovra non sarà approvata alla Camera. Matteo Renzi, che oggi chiude il suo tour in treno, sembra non preoccuparsi della concorrenza a sinistra.
Al momento, spiegano i dem, i sondaggi sul nuovo partito non sembrano turbare più di tanto i sogni dei dem. Ma al Nazareno sono consapevoli che la sfida a sinistra in alcuni collegi, come in Emilia Romagna o in Puglia, renderà più difficile la vittoria.
Per rafforzare le chance del centrosinistra a trazione Pd, il segretario dem ha chiesto a Piero Fassino di stringere con Giuliano Pisapia e Campo Progressista, che comunque domani avrà una delegazione in piazza con la Cgil per non lasciare a Bersani e soci lo scettro della sinistra.
“Proporremo il biotestamento al Senato”, garantisce ancora una volta Renzi a Pisapia. E se martedì la capigruppo lo metterà in calendario, è possibile che già la prossima settimana l’ex sindaco di Milano tragga il dado e decida di correre insieme al Pd alle politiche.
(di Cristina Ferrulli/ANSA)