Terremoto: ricostruire le chiese, fari su San Benedetto da Norcia

Piazza San Benedetto Norcia
Piazza San Benedetto Norcia
Piazza San Benedetto da Norcia

 

 


ROMA. – Sono oltre 4mila le chiese distrutte o danneggiate dal terremoto e solo alcune decine hanno riaperto i battenti. Altre saranno pronte per la messa di Natale ma la fase di ricostruzione vera e propria partirà solo nei prossimi mesi. Un lavoro che potrebbe richiedere complessivamente anni, anche decenni.

Due le ultime novità positive: entro la prossima settimana (5 dicembre) le diocesi interessate dovranno comunicare l’elenco delle priorità; sta per essere poi costituita una Commissione per la ricostruzione della basilica di San Benedetto di Norcia, un po’ il simbolo delle ferite inflitte dal terremoto ai beni della Chiesa, e non solo.

Intanto gli 80 milioni risparmiati dalla Camera dei deputati e restituiti al Tesoro saranno destinati alle zone colpite dal sisma del Centro-Italia. La norma legislativa sarà inserita nella legge di bilancio. Lo ha annunciato il viceministro Luigi Casero alla Camera, accogliendo un ordine del giorno che chiedeva questo impegno firmato dai quattro vicepresidenti Simone Baldelli (Fi), Marina Sereni (Pd), Luigi Di Maio (M5s) e Roberto Giachetti (Pd).

La questione della ricostruzione dei beni ecclesiastici dopo il terremoto è stata al centro di un convegno alla Pontificia Università Gregoriana, “Ricomporre l’identità. Terremoto, Città e Beni Culturali della Chiesa”. Identità è la parola chiave perché questo appunto rappresentano le chiese in molti centri colpiti dagli ultimi terremoti. E se si parla di beni ecclesiastici distrutti dal sisma non si possono non puntare i fari su San Benedetto.

E’ “imminente la costituzione di una apposita commissione formata dal Ministero dei Beni culturali, la diocesi di Norcia, la Regione Umbria, il Comune di Norcia” per studiare le modalità di ricostruzione della basilica, ha annunciato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo. Il lavoro della Commissione potrebbe avere come obiettivo – ha spiegato il vescovo – l’indizione di un “concorso internazionale aperto anche agli esponenti dell’architettura contemporanea”.

Monsignor Boccardo ha espresso la sua “perplessità a ricostruire tutto com’era come se nulla fosse accaduto”. Poi il vescovo di Norcia ha definito il terremoto come “un Alzheimer per una comunità” perché non rende più riconoscibili i luoghi. Il vescovo chiede che si acceleri sulla “ricostruzione, tutti ne parlano ma non si vede ancora la realizzazione. Nella nostra diocesi ci sono duecento chiese inutilizzabili”. Boccardo evidenzia che nelle chiese per le quali si è deciso di intervenire comunque “le macerie non sono ancora state rimosse. Occorre garantire massima sicurezza, superando il rapporto feticista con il passato”.

Anche per il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili occorre accelerare la ricostruzione: “Mi auguro scelte a breve” perché “siamo ancora ai preliminari, sul se, sul come, sul dove”. Sono dunque 4mila gli immobili di uso religioso che sono stati danneggiati dal terremoto e oltre 20mila (20.254 secondo l’ultimo censimento) le opere storiche e artistiche che sono state portate in salvo dalle macerie e che ora sono nei depositi. Sono alcuni dei dati forniti dal Segretario Generale del ministero dei Beni Culturali, Carla Di Francesco.

“La fase dell’emergenza – ha sottolineato – si sta concludendo e in tanti si aspettano di vedere cominciare presto la ricostruzione. E’ un momento critico e assai importante in cui occorre fare la valutazione, la progettualità per passare all’affidamento degli appalti. Occorre anche lavorare sulla prevenzione: ci sono risorse per 470 milioni di euro ed è auspicabile che nei prossimi terremoti non si contino più crolli”.

Per il Rettore della Gregoriana, padre Nuno da Silva Goncalves, “occorre condividere le buone pratiche” e in questa direzione va anche il momento di studio e confronto voluto per la giornata di oggi dall’università dei Gesuiti.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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