La “prima” di Visco dopo la riconferma, aplomb fra gli applausi

 

 

ROMA. – Arriva con passo deciso e parla con il piglio sicuro ritrovato dopo un’estate passata in trincea: per Ignazio Visco la Giornata del risparmio, prima uscita da governatore riconfermato alla guida di Bankitalia, è l’occasione del riscatto, degli applausi, strette di mano e complimenti, e dell’invito a guardare avanti lasciando alle spalle le polemiche.

I giornalisti riuniti in largo Angelicum, sede della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino dove l’Acri ha organizzato la sua kermesse di fine ottobre, non strappano una parola al governatore. Né all’ingresso, né all’uscita. Le domande sarebbero tante, e ruotano sulla sua conferma avvenuta mentre intorno al suo nome si era creata una frattura politica, con la mozione del Pd contro la riconferma, la trama intessuta silenziosamente dalle istituzioni e dall’Europa nel nome della stabilità, e il voto a favore del Consiglio dei ministri, dilaniato dalla diserzione dei renziani.

Acqua passata, suggeriscono gli interventi e gli applausi al governatore quando Giuseppe Guzzetti, il presidente dell’Acri padrone di casa, si congratula con lui ricordando una nomina “avvenuta con polemiche di cui non avevamo certamente necessità”.

Visco non dedica neanche una parola a polemiche e attacchi ricevuti. Sottolinea una Vigilanza “ferma e intensa” e scandisce “non esitiamo” a dar conto del nostro operato alle istituzioni e al Paese. Si offre quasi da mediatore nella contesa sorta intorno alla stretta che la Bce vuole dare ai crediti in default delle banche: bene, dice, l’iniziativa di Francoforte “se graduale e ben calibrata”, un’apertura al compromesso sul problema degli Npl che trova eco nell’intervento, poche decine di minuti dopo, del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Non si sbottonano i politici presenti o i banchieri, qualcuno dei quali magari non avrebbe disdegnato che un nuovo governatore scelto fra i ‘papabili’ interni a Bankitalia indicati dalla stampa. Carlo Messina, a.d. di Intesa Sanpaolo, parla di una conferma “che tende a stabilizzare il Paese” e Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, elogia gli orientamenti “sempre equilibrati e costruttivi” della Bankitalia di Visco mentre fuori furoreggia l’opposizione e la Commissione d’inchiesta sulle banche minaccia di divenire un’arena elettorale.

Banche, Vigilanza e politica. Non una nota polemica stonata o una riflessione sugli errori, alcuni inevitabili, di un decennio vissuto pericolosamente, iniziato con lo slogan “le nostre banche stanno meglio” e concluso con salvataggi miliardari.

C’è, piuttosto, palpabile nelle stanze vaticane a due passi dalle rovine del mercato di Traiano, la voglia di voltare pagina e fare ‘sistema’: qualcuno rivendica un’Italia che conti di più al tavolo di Francoforte, dove le banche ancora hanno parecchio da perdere.

Ma ognuno ha in cuor suo il pensiero del dopo-Draghi, fase che si apre a fine 2019 e promette di non essere una passeggiata. Il presidente della Bce scade fra due anni e il suo nome si sente sussurrare come quello di un nume tutelare nelle stanze pontificie affittate dall’Acri.

(di Domenico Conti/ANSA)

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