Rajoy perde la guerra d’immagine, ora il governo più fragile

Rajoy
Dimostrazione a favore del voto in Catalognaa. EPA/Luca Piergiovanni
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Dimostrazione a favore del voto in Catalognaa. EPA/Luca Piergiovanni

BARCELLONA,. – “Non costringetemi a fare quello che non vorrei fare” avvertiva una settimana fa Mariano Rajoy, rivolto ai leader catalani. Ora l’ha fatto, lanciando la polizia contro i seggi del referendum “illegale” del ‘President” Carles Puigdemont. Ma l’operazione si è rivelata fallimentare in termini di immagine.

Le cariche della polizia contro civili inermi in attesa ai seggi, i volti in sangue di donne e anziani, le pallottole di gomma, i lacrimogeni e le manganellate contro la folla hanno fatto il giro del mondo e provocato una ondata di indignazione e di simmetrica simpatia per l’indipendenza catalana. Un errore che rischia di costare caro a Rajoy, e allo stato spagnolo.

E’ sempre più difficile per l’Europa guardare dall’altra parte. I premier di Belgio e Slovenia, il presidente finlandese, sono stati i primi a mostrare disagio. Un gruppo di eurodeputati chiede la sospensione della Spagna dall’Ue per il non rispetto dei diritti fondamentali costitutivi dell’Unione. Politici francesi, italiani, inglesi, francesi, tedeschi protestato. Si paragona la Spagna con la Turchia. L’appoggio istituzionale a Madrid si incrina.

Gli appelli al dialogo finora si sono scontrati da due anni con il rifiuto granitico di Rajoy in nome dell’unità della Spagna, di parlare con Puigdemont. Ma ora in Spagna si alzano più voci per chiedere le dimissioni del premier davanti al ‘disastro’ catalano.

Dopo avere garantito cento volte che il referendum illegale “non si farà” Rajoy nonostante le cariche della polizia non ha potuto impedirlo, sconfitto dalla resistenza pacifica di centinaia di migliaia di catalani. Il suo fragile governo minoritario, che ha retto grazie all’ appoggio esterno di Ciudadanos, e sul bilancio dello stato dei nazionalisti baschi moderati del Pnv, è ora a rischio. Il premier basco Inigo Urkullu gli ha tolto l’appoggio per la crisi catalana. In Ciudadanos la portavoce Ines Arrimada ha chiesto le sue dimissioni.

Il suo patto contro la Catalogna con il segretario Psoe Pedro Sanchez si è fatto scivoloso. Sanchez ora scarica sul premier ogni responsabilità per le brutalità di ieri, che hanno fatto insorgere la sinistra spagnola, e potrebbe essere tentato di aderire alla mozione di censura contro Rajoy che prepara Podemos.

Le prossime giornate – fra scontro ancora più duro o tentativi di dialogo – saranno cruciali non solo per la crisi catalana e per il futuro di Puigdemont, che rischia l’arresto, ma anche per quello di Rajoy. Il ‘President’ ha lanciato un appello alla mediazione. Urkullu ne prepara una da giorni. Potrebbe essere l’ancora di salvezza per tutti.

(di Francesco Cerri/ANSA)

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