Migranti, rabbia e amarezza del ministro Minniti: “Tutela o lascio”

Il ministro dell'Interno Marco Minniti in Senato durante il voto di fiducia del disegno di legge sul mercato e la concorrenza Roma 2 agosto 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il ministro dell’Interno Marco Minniti in Senato durante il voto di fiducia del disegno di legge sul mercato e la concorrenza Roma 2 agosto 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Arrabbiato, deluso, amareggiato: “o mi tutelate o lascio. Se la linea politica non è più condivisa, il mio compito è finito”. Marco Minniti ha deciso di non partecipare al Consiglio dei ministri. E di far capire ai suoi interlocutori – primo tra tutti il premier Gentiloni, al quale sembra che abbia scritto una lettera – che si sarebbe dimesso se non ci fosse stata una presa di posizione forte a sostegno delle scelte sulle politiche migratorie.

Le polemiche dell’opposizione, le titubanze di parte della sinistra e dello stesso Pd, ma soprattutto i retroscena sui giornali in cui fonti di governo lasciavano trapelare dubbi sulla linea adottata con il varo del Codice delle Ong, sono stati per il titolare del Viminale un punto di non ritorno. Il nodo è sempre lo stesso, il comportamento da tenere in mezzo al mare.

La linea del Viminale e del ministro è chiara: chi non ha firmato il Codice è fuori dai soccorsi ‘ufficiali’ e, dunque, non può portare i migranti nei porti italiani. Una linea che viene disattesa se, come è accaduto sabato scorso con Msf, la Guardia Costiera chiede l’intervento, raggiunge in mare le navi delle Ong non firmatarie e poi prende a bordo i migranti soccorsi. E’ qui che è nato il problema con Delrio.

Al ministero delle Infrastrutture, da cui dipende la Guardia Costiera, ribadiscono però che ci si è sempre attenuti alle norme internazionali e che lo stesso Codice prevede la possibilità di trasbordo “in caso di richiesta” del centro di Coordinamento della Guardia Costiera. Ecco perché Minniti, ribadiscono diverse fonti qualificate che hanno parlato con il ministro, più che un chiarimento con i suoi colleghi di governo, ha preteso e ottenuto una presa di posizione che indicasse chiaramente quale sia la linea politica dell’esecutivo.

Anche perché, è stato il suo ragionamento, non ci si può permettere di vacillare nel momento in cui, dopo anni di caos si comincia a vedere una linea retta in tema di immigrazione. Ma non solo: si cominciano a vedere anche i risultati. Con la Guardia Costiera libica che ha cominciato a riportare indietro i barconi che salpano da Zawia, Zuhara, Sabratha e Garabulli e con il numero degli sbarchi che continua, ormai da una settimana, ad essere in calo: ad oggi sono arrivati 96.438 migranti, il 3,3% in meno rispetto ai 99.727 sbarcati nello stesso periodo del 2016.

E nel giorno più difficile da quando è ministro, Minniti ha portato a casa un altro risultato: Sos Mediterranee, una delle Ong che non ha ancora firmato il Codice di condotta, ha chiesto un incontro al Viminale giovedì proprio per “chiarire la sua posizione” in merito al codice “in vista della possibile sottoscrizione”. Segno che, sottolineano le fonti, la linea è quella giusta e non si torna indietro.

(di Matteo Guidelli/ANSA)

Lascia un commento