Farage coinvolto nell’inchiesta Fbi sul Russiagate

Il tycoon e Mr Brexit, l'abbraccio Trump-Farage a Ny
Il tycoon e Mr Brexit, l’abbraccio Trump-Farage a Ny

LONDRA. – Spunta anche Nigel Farage, l’ex leader euroscettico britannico dell’Ukip, nel cosiddetto scandalo ‘Russiagate’ sulle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni Usa. Secondo un’esclusiva del Guardian, Farage sarebbe “persona d’interesse” – come a dire informato dei fatti e per ora non indagato, pare – nell’ambito delle inchieste che stanno scuotendo la politica e le istituzioni americane.

A chiamarlo in causa le ormai abituali ‘gole profonde’ d’oltre Oceano, stando alle quali sotto osservazione sarebbero i legami tra l’europarlamentare e il presidente Donald Trump, di cui è amico e consigliere informale, nonché supposti contatti con Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, e con il Cremlino.

Non si è fatta attendere la secca smentita del tribuno della Brexit, che ha bollato le asserite rivelazioni come “fake news” e “assurdità”, frutto “dell’isteria” di una “elite liberal che non vuole accettare” l’elezione di Trump così come non ha digerito il voto del referendum sul divorzio del Regno Unito da Bruxelles. Non solo, Farage ha aggiunto di non avere “nessuna connessione” con la Russia, di non esser mai stato in quel Paese e di non aver avuto rapporti di tipo commerciale d’alcun genere con Mosca, neppure quando lavorava come trader della City.

“Non sono di certo al centro di una rete di cospirazione collegata con la Russia”, ha tagliato corto in un’intervista a Sky News. La teoria del sospetto di una fonte citata dal Guardian si fonda invece proprio su una scena da complotto. “Se si triangola la Russia, Wikileaks, Assange e i collaboratori di Trump la persona che emerge è Farage”, azzarda il misterioso funzionario in questione, senza entrare nel merito di eventuali elementi concreti, ma limitandosi a porre il capofila storico dell’euroscetticismo britannico “al centro di queste relazioni”.

Ci sarebbe poi un legame con Roger Stone, spin doctor e attivista di lunga data del Partito Repubblicano, oltre che ex consulente di Trump, il quale ha ammesso di aver avuto contatti con un certo Guccifer 2.0, un hacker che secondo l’intelligence Usa sarebbe al servizio del Cremlino.

In uno scenario fatto di molte supposizioni e ipotesi le uniche certezze, peraltro rivendicate sempre pubblicamente dallo stesso Farage, riguardano il suo rapporto di vicinanza politica con Trump. In particolare nel corso delle ultime elezioni per la Casa Bianca a cui l’ex leader dell’Ukip ha contribuito con qualche apparizione a sostegno del magnate newyorchese, per poi apparire fra i primi al suo fianco dopo la vittoria.

Per quanto riguarda Assange, l’europarlamentare ha invece detto di averlo incontrato una sola volta, per fargli un’intervista per conto della radio Lbc. Circostanza peraltro nota. Resta da vedere se l’Fbi ha davvero altro in mano, o se il caso Farage è destinato ad aggiungere una nota di folklore a una vicenda ancora nebulosa e carica di veleni. Su cui pende, di qui all’8 giugno, l’audizione potenzialmente esplosiva al Congresso di Washington di James Comey: l’ex numero uno dei federali appena licenziato in tronco da ‘The Donald’.

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