Pil: spinta dai consumi delle famiglie e dal mattone

Signora di fronte a un negozio con a serranda chiusa.
Di fronte a un negozio con a serranda chiusa.

ROMA. – Una revisione al rialzo della crescita che sorprende tutti, anche gli analisti, viste le proporzioni: un raddoppio del Pil trimestre su trimestre, dallo 0,2% allo 0,4%, e un aggiustamento altrettanto sostanzioso su base annua, dallo 0,8% all’1,2%. Dietro la correzione dell’Istat, rispetto ai dati diffusi appena due settimane fa, non c’è una sola leva ma una miscela.

E tra gli ingredienti principali c’è l’accelerazione della spesa delle famiglie. Soprattutto va bene il settore dei servizi, in particolare le attività connesse al credito. E qui potrebbe avere giocato un ruolo non da poco la ripresa del ‘mattone’ a cui si accompagna la volata dei mutui (+17% nel 2016). Ma non basta, un contributo notevole è arrivato dai magazzini: le imprese hanno deciso di fare il pieno di scorte dopo un periodo di estrema prudenza.

E, ancora, il 2016 ha riservato un ‘tesoretto’ per quest’anno. Il dato dell’ultimo trimestre dello scorso anno è stato infatti portato dallo 0,2% allo 0,3%. Cosa che ha fatto lievitare il livello del Prodotto interno lordo tendenziale. In altre parole un incrocio favorevole di revisioni al rialzo.

Di certo i consumi sono andati meglio di quel che si poteva immaginare (+0,5% sul trimestre), mentre era atteso il calo degli investimenti (-0,8%). A fare la differenza anche il fatturato del settore dei servizi che, come sempre accade, viene inglobato solo nella seconda lettura delle stime. Quindi sicuramente la prima indicazione dell’Istat, di metà maggio, scontava quest’assenza.

Più complicata la valutazione sulle scorte, secondo l’economista di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, si tratta di un “contributo volatile” che impone cautela. Ma comunque i conti non tornano, o meglio la revisione al rialzo dell’Istat è stata talmente forte che con tutta probabilità si rifletterà anche sulle stime annue dell’Italia (in ballo c’è il superamento del target dell’1,1%) e su quelle congiunturali dell’eurozona, dove intanto recuperiamo qualche posizione.

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