Trump dal Papa: almeno a parole, dai muscoli al dialogo

EPA/ALESSANDRA TARANTINO / POOL

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CITTA’ DEL VATICANO. – “Negoziato politico” e “dialogo interreligioso” per promuovere la pace nel mondo, e in riferimento “alla situazione in Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane”. Stando alla nota ufficiale, sembrerebbe che il presidente Trump si sia allontanato, conversando con il Papa, dalle politiche “muscolari” minacciate, tra l’altro, verso la Corea del Nord, e sostenute da accordi commerciali per le armi, come quello da 110 milioni di dollari stipulato con l’Arabia Saudita subito prima di approdare a Roma.

Premesso che tra la teoria e la prassi c’è differenza, le enunciazioni scaturite dai colloqui di Donald Trump in Vaticano – 30 minuti con papa Bergoglio e 50 con il segretario di Stato Pietro Parolin – si avvicinano più alla linea del dialogo per affrontare i conflitti praticata da papa Francesco che non ai “muri” trumpiani che già a gennaio dell’anno scorso, avevano preoccupato il papa latinoamericano.

Allora Bergoglio era stato molto chiaro: “non è cristiano chi costruisce muri”. Ora Trump è presidente degli Stati Uniti, eletto con l’appoggio di una parte dei cattolici, e per il Papa è indispensabile ascoltarlo, senza pregiudizi, e senza tattiche politiche: “non posso permettermelo”, ha detto esplicitamente il 13 maggio, in volo da Fatima a Roma.

E, chissà se per caso o per necessità, nella udienza generale tenuta subito dopo l’udienza a Trump il Pontefice ha ricordato che “la Chiesa ascolta le storie di tutti, come emergono dallo scrigno della coscienza personale”, e che la “teologia della speranza” comincia domandando e ascoltando.

Sempre secondo la nota – emanata dopo che il presidente e il seguito, compresi la moglie Melania e la figlia Ivanka con il marito, avevano lasciato il Vaticano, non senza essersi concessi una tappa alla Sistina e una davanti alla Pietà di Michelangelo, – nei colloqui è stato espresso “compiacimento” circa le “buone relazioni bilaterali esistenti”, e il “comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza”, mentre si è parlato di auspici circa una “serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica” in Usa, impegnata “nei campi della salute, dell’educazione e dell’assistenza agli immigrati”.

Decodificando: l’impegno comune di Santa Sede e Usa è stato focalizzato sui temi etici e bioetici, mentre per quanto riguarda la Chiesa americana, si parla esplicitamente anche degli immigrati, tema che la parte più trumpiana dei cattolici statunitensi non digerisce troppo, e su cui ci sono divisioni anche nell’episcopato.

Se lasciamo parlare i doni che i due leader si sono scambiati: il Papa ha offerto i suoi tre documenti magisteriali – la “Evangelii gaudium”, che disegna una Chiesa aperta e per i poveri; la esortazione sulla famiglia, “Amoris laetitia”, sulla quale c’è un certo dissenso tra i cattolici americani che appoggiano i “dubia” del card. Burke; e la enciclica “ecologica” “Laidato sii” la cui copia ha personalmente firmato, ha detto Bergoglio a Trump, del quale è nota l’ostilità all’accordo di Parigi sul clima.

Inoltre papa Bergoglio ha consegnato il messaggio per la Giornata della pace del 2017. In quel messaggio papa Francesco formulava un appello al disarmo e alla abolizione della armi nucleari, invitava alla non violenza come sfida per i leader mondiali e, come nel messaggio del 2016, chiedeva di farsi carico della crisi migratoria.

Il presidente Trump ha donato un cofanetto di libri del leader antisegregazionista e pacifista Martin Luther King. “Questo è un regalo per lei – gli ha detto, presentandogli la confezione chiusa -. Ci sono libri di Martin Luther King. Penso che le piaceranno. Spero di sì”. “Grazie, grazie tante”, ha risposto il Papa.

Il Papa ha donato anche il medaglione che raffigura un ramo di ulivo che unisce la pietra divisa, e ha spiegato: “questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace”, e il presidente ha replicato: “Abbiamo bisogno di pace”.

Il bilancio dei colloqui di Trump in Vaticano potrebbe essere soddisfacente per entrambe le parti. La palla, almeno a Roma, passerà in parte alla nuova ambasciatrice della amministrazione Trump, Callista Gingrich, cattolica, moglie del repubblicano Net, che è stato presidente del Congresso sotto la presidenza Clinton.

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