Consip: Pd, attacco a democrazia. Napolitano, c’è ipocrisia

Giorgio Napolitano nella sala della Lupa della Camera durante l'inaugurazione della mostra su Antonio Gramsci ''I Quaderni e i libri del carcere''
Giorgio Napolitano nella sala della Lupa della Camera durante l'inaugurazione della mostra su Antonio Gramsci ''I Quaderni e i libri del carcere'', Roma 27 aprile 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Giorgio Napolitano nella sala della Lupa della Camera durante l’inaugurazione della mostra su Antonio Gramsci ”I Quaderni e i libri del carcere”, Roma 27 aprile 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La pubblicazione della telefonata tra Matteo Renzi e il padre Tiziano alimenta i sospetti dei renziani di “un attacco alla democrazia”, mirato a demolire l’ex premier e il Pd. E ridà fiato ad uno scontro decennale sulle intercettazioni che l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definisce “ipocrita” perchè “non c’è mai stata la volontà politica per concordare provvedimenti che mettano fine a questa insopportabile violazione”. Violazione che la Procura di Roma vuole chiarire avviando verifiche che puntano a individuare il pubblico ufficiale responsabile della fuga di notizie.

Matteo Renzi nega di voler chiedere una stretta sugli ascolti, pur definendo “illegittima” la pubblicazione della sua telefonata con il padre. E insinua l’ipotesi di un complotto contro il Pd quando afferma che “pur di vedermi politicamente morto c’è chi farebbe di tutto, incluso prove false”.

Il presidente dem è ancora più esplicito con affermazioni che gli ex compagni di Mdp ritengono “simili a quelle usate in passato da Berlusconi”. “Qui c’è qualcosa – sostiene Orfini – di più profondo dell’aggressione al Pd e al suo segretario. Qui c’è qualcosa che riguarda il funzionamento della democrazia italiana e che dovrebbe allarmare tutti quanti. Un attacco alla democrazia”.

I renziani mettono in fila gli errori sull’inchiesta, da ultimo la fuga di notizie sulle intercettazioni, e vedono un disegno per bloccare il ritorno dell’ex premier a Palazzo Chigi. Ma l’ex Capo dello Stato sembra infastidito da quello che gli appare l’ennesimo grido d’allarme sulle intercettazioni: “Tutti adesso – sostiene – gridano contro l’abuso ma è un’ipocrisia paurosa. Io personalmente ho messo il dito in questa piaga e non c’è mai stata una manifestazione di volontà politica e la vicenda si trascina in modo intollerabile”.

Stoccata che non viene presa bene dalle parti del Pd con Orfini che fa sue, su twitter, le valutazioni di un giornalista sul fatto che non ricorda l’altolà di Napolitano sulle pubblicazioni di ‘ascolti’ irrilevanti sul caso Unipol.

Contro il Pd non si scatena solo l’opposizione. “Da Orfini – attacca il deputato M5S Danilo Toninelli – parole eversive contro i pm che indagano su Consip e non tanto velate minacce a giornalisti d’inchiesta. Di cosa hanno paura?”. Anche Mdp, alleato di maggioranza, affonda. “La storia che abbiamo vissuto – afferma Speranza – di chi denunciava accanimento delle procure e attacchi alla democrazia, sembra tornare nelle dichiarazioni di Orfini”. La magistratura cerca di tenersi lontano dalla bufera politica.

Ma il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri esclude un problema di rapporti tra politica e magistratura. “Non esiste – sostiene – una guerra tra magistratura e politica o tra magistratura e polizia giudiziaria. Ognuno risponde delle proprie azioni. Ci sono tre o quattro che possono essere infedeli e quindi creano danni di credibilità”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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