Rivoluzione M5s, in programma “lavorare meno, lavorare tutti”

ROMA. – Passa per la riduzione dell’orario di lavoro e per uno stop alla degenerazione in senso partitico dei privilegi sindacali, la “rivoluzione” nel campo del lavoro che il M5s intende avviare se sarà forza di governo. Il ‘referendum’ indetto tra gli iscritti 5 Stelle sul programma lavoro ha infatti visto come punto “gettonatissimo” il capitolo che riguarda gli strumenti necessari per “lavorare meno, lavorare tutti”.

Ma anche sul piano dei privilegi sindacali il maggior numero di preferenze è andato all’opzione che prevede lo stop ai sindacalisti carrieristi della politica e nei consigli di amministrazione e gestione delle aziende.

“E’ arrivato il momento di scongelare il Paese da regole vecchie di 50 anni. Il vecchio modello sindacale non è più accettabile, soprattutto per quegli aspetti che fanno assomigliare sempre di più il sindacato ad un partito politico. Il modello sindacale che abbiamo oggi ha deciso di non rappresentare più i lavoratori, ma di rappresentare i propri privilegi e di farsi casta” spiega Luigi Di Maio.

“Quando immaginiamo un governo 5 Stelle immaginiamo un governo che sul programma lavoro prova ad eliminare alcune distorsioni e privilegi”. Ma questo, premette, “non significa che immaginiamo un Paese senza sindacato”. La soluzione, su questo punto, assomiglia a quella prevista per le toghe in politica.

M5s intende “cominciare a mettere in discussione il principio per il quale un sindacalista possa diventare parlamentare o entrare nel cda di un’azienda quando c’è conflitto di interesse. Dobbiamo mettere uno stop alle porte girevoli” afferma Di Maio.

“Dobbiamo mettere fine ai sindacalisti carrieristi” aggiunge il deputato Claudio Cominardi ricordando quanti “sindacalisti ci ritroviamo in Parlamento, in Commissione Lavoro o nel governo: gli stessi che hanno approvato il Jobs act”. La soluzione potrebbe essere un “periodo di decantazione” dai “3 ai 5 anni” prima che un sindacalista possa entrare in politica o assumere un ruolo dirigenziale in azienda.

Quanto al modello di politica del lavoro da seguire, per i 5 Stelle è possibile “migliorare la qualità della vita e redistribuire il lavoro in maniera più equa”. Per i 69 mila iscritti che hanno votato su Rousseau è possibile riducendo l’orario di lavoro, magari con una settimana lavorativa di 4 giorni.

“In Italia siamo fermi alla riduzione di orario ottenuta dal sindacato nel 1969. Ma con il progresso tecnologico tutto il surplus di ricchezza prodotto in questi anni è rimasto nelle mani dei produttori. Dobbiamo far riappropriare i lavoratori dei benefici del progresso tecnologico. Si può fare: in Francia la riduzione alle 35 ore è costata un miliardo, in Italia ne spendiamo 20 in tre anni per la decontribuzione che non ha creato nuovi posti di lavoro” avverte la deputata M5s Tiziana Ciprini presentando il programma lavoro del M5s.

E “con la riduzione dell’orario si ridurrebbero anche i costi per i sussidi di disoccupazione”. Votatissimi anche gli strumenti in materia di flessibilità, soprattutto l’incentivazione della cosiddetta staffetta generazionale, come strumento allo stesso tempo di riduzione dell’orario del lavoratore vicino alla pensione e di creazione di nuova occupazione giovanile. Sullo sfondo resta l’art.18: “la nostra posizione in merito è assodata, non ha senso riaffrontarla” nel programma da votare spiega il deputato Claudio Cominardi.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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