Fmi, Venezuela: l’inflazione nel 2018 sarà del 2068%

CARACAS – Come un’economia in guerra. Anzi, forse peggio perchè in un paese in guerra le ragioni per squilibri economici profondi abbondano. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale ci mostrano un Venezuela sempre immerso in una vasta crisi per la quale pare non vi sia nessuna uscita in vista.
Nel suo consueto rapporto annuale, l’organismo con sede a Washington, stima che il Prodotto Interno Lordo del Paese, dopo un calo del 18 per cento negli ultimi due anni, perderà un altro 4,1 per cento nel 2018. La contrazione, meno grave del 7,2 per cento previsto per l’anno in corso, avrà riflessi sul tasso di disoccupazione che il FMI, per il 2018, prevede possa calcolarsi attorno al 28,2 per cento. In altre parole, dovrebbe crescere in un 6 per cento rispetto a quella registrata nel 2016. L’incremento della disoccupazione, che esperti in materia considerano che potrebbe aggirarsi addirittura attorno al 35 o 40 poer cento, è attribuito alla crisi dell’industria privata, ormai agonizzante, e, soprattutto, all’impossibilità del governo di incrementare la burocrazia oramai al limite della tolleranza.
Il problema maggiore per il governo del presidente Maduro, comunque, resta il costo della vita che ha rotto ogni argine. Il Fondo Monetario Internazionale, che preferisce sempre essere molto cauto nei pronostici, stima che il Venezuela chiuderà il 2017 con una inflazione del 720 per cento. Sarà il tasso piú alto al mondo e di gran lunga superiore alla media delle economie latinoamericane. Nel 2018, l’inflazione potrebbe battere ogni record con un 2068 per cento. Un tale tasso colpirebbe soprattutto la qualità di vita degli strati più umili della popolazione che già oggi riescono appena a coprire parte dei propri fabbisogni. Sono sempre più le famiglie che riescono a consumare appena due pasti al giorno.
Nonostante la crisi del Venezuela e dell’Ecuador, le uniche nazioni per le quali il Fondo prevede un Pil negativo, l’economia dell’America Latina e dei Caraibi, nel suo insieme, dovrebbe crescere dell’1,1 per cento nel 2017 e del 2 per cento nel 2018. A spingere la ripresa economica dell’America Latina e dei Caraibi, che lo scorso anno hanno registrato una contrazione dell’1 per cento, sarà la crescita dell’Argentina, del Brasile e del Messico. Argentina e Brasile, dopo un 2016 negativo, tornano a registrare tassi di crescita positivi mentre il Messico, anche se il Fondo ha rivisto al ribasso le stime, continuerà a crescere. Nonostante le minacce protezioniste del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il Messico dovrebbe crescere dell’1,7 per cento nel 2017 e del 2 per cento nel 2018.

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