Trump non pensa davvero che Obama lo abbia spiato

WASHINGTON. – La Casa Bianca smorza le accuse via Twitter di Trump ad Obama di averlo fatto intercettare durante la campagna elettorale: il tycoon, ha sostenuto il suo portavoce Sean Spicer, “non pensa davvero che il presidente Obama sia arrivato a tanto e abbia fatto intercettare il suo telefono personalmente”. Spicer ha quindi riferito che Trump non stava usando la parola intercettare in modo letterale ma in senso lato, come sorveglianza. La stessa sorveglianza, ha aggiunto, segnalata per mesi in non meglio precisati “numerosi articoli di vari media”.

A correggere il tiro, sempre cambiando bersaglio, anche Kellyanne Conway, la controversa consigliera del presidente già messa alla berlina per aver evocato i “fatti alternativi” della Casa Bianca rispetto alle notizie dei tanti vituperati media. In una intervista al quotidiano Bergen Record, la Conway ha accreditato l’idea che la sorveglianza del presidente possa essere stata addirittura più ampia, andando al di là delle accuse mosse a Obama.

Accuse di cui ha riconosciuto di non avere alcun prova e per le quali la commissione intelligence della Camera ha chiesto al ministero della giustizia di fornire entro oggi tutti gli eventuali documenti legati a questo scenario. In assenza di prove, le accuse diventerebbero un boomerang per Trump. Per questo forse la Casa Bianca ha cercato di generalizzarle. Ma la Conway si è spinta troppo oltre, inventandosi un’ipotesi surreale, ossia che il magnate possa essere stato spiato da un forno a microonde.

“Quello che posso dire è che vi sono così tanti modi di spiarsi a vicenda. C’è stato questa settimana un articolo su come si possa controllare qualcuno attraverso il telefono, ovviamente attraverso il televisore, e ci sono anche forni a microonde che si trasformano in telecamere: questa è, bisogna sapere, la vita moderna”, ha osservato riferendosi alle sofisticate tecniche di hackeraggio della Cia rivelate da Wikileaks, anche se i forni a microonde non figurano tra queste.

La questione ora, scrive il Wp, è se il team di Trump crede che queste tecniche siano state usate contro di lui. Le dichiarazioni della Conway hanno subito suscitato l’ironia dei social media e gli interrogativi di molti media, tanto da indurla ad una rapida retromarcia. “La mia risposta…riguardava articoli sulla sorveglianza e le sue tecniche in generale, non la campagna elettorale. Il titolo è sbagliato”, ha twittato.

Intervistata dalla Abc, ha precisato che non voleva dire di avere le prove che siano stati usati questi sistemi per spiare Trump ma solo evocare quanto rivelato la scorsa settimana da Wikileaks. In un’altra intervista alla Cnn, è stata ancora più perentoria: “Non sono Inspector Gadget – ha detto riferendosi al protagonista dei cartoni animati e del film sullo 007 con le fantasiose invenzioni – non credo che la gente stia usando i microonde per spiare la campagna di Trump. Ma il mio lavoro non è cercare prove, è per questo che ci sono le inchieste del Congresso”.

Intanto cresce la pressione su Trump perché fornisca le prove delle sue accuse a Obama, anche dentro il suo partito. “Il presidente ha due scelte: dare le informazioni che il popolo americano merita o ritrattare”, ha ammonito il sen. repubblicano John McCain. Finora nessuno degli otto parlamentari che hanno accesso alle informazioni più top secret ha detto di aver visto evidenze che sostengano le dichiarazioni del presidente, compreso lo speaker della Camera Paul Ryan.

Ma se Trump non intendeva riferirsi a Obama, come ha sostenuto oggi la Casa Bianca, tutto rischia di finire in una bolla di sapone.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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