Mattarella dalla Cina: “Trump? Aspettiamo. Ma i muri non servono”

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese Li Keqiang
Il Presidente Sergio Mattarella nel corso dei colloqui con il Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese Li Keqiang

SHANGAI. – Donald Trump? Diamogli tempo: aspettiamo per vedere se la nuova amministrazione americana si affrancherà dai toni brutali della campagna elettorale. Sergio Mattarella da Pechino viene intervistato dalla tv cinese e prudentemente sospende il giudizio sulla nuova amministrazione americana. Ma non si sottrae all’interrogativo che agita la leadership cinese e non solo: come e quanto il “trumpismo” limiterà il libero mercato riproponendo dazi e vincoli proprio nel momento in cui la Cina ha deciso di aprirsi veramente alle regole della globalizzazione?

Nel secondo giorno della sua visita nel gigante asiatico il presidente della Repubblica tocca con mano quanto gli equilibri internazionali siano cambiati e quali siano i timori di Pechino in questa fase convulsa, gonfia di spinte nazionaliste, di protezionismi dal sapore retrò e tanta voglia di chiudere le porte all’immigrazione.

“L’Italia spera fortemente che non vi siano mai guerre commerciali perché siamo convinti che la collaborazione e l’apertura vicendevole vada a vantaggio di tutti i Paesi e rafforzi lo spirito di cooperazione che difende la pace nel mondo”, scandisce con la consueta pacatezza Sergio Mattarella in un’intervista all’emittente CCTV che è curiosa di avere un giudizio “occidentale” sulla “Trump revolution”.

Rivoluzione che certamente Mattarella osserva con preoccupazione ma che spera perda per strada le suggestioni sfacciatamente populiste. E per questo apre una linea di credito che per la verità i primi atti formali di “the Donald” sembrano rendere una scommessa persa. Certamente i muri di Trump non piacciono ad un presidente che dell’accoglienza nelle regole ha fatto la cifra della sua presidenza.

Nella seconda giornata della sua visita in Cina il capo dello Stato riceve solo conferme dell’attenzione di Pechino all’Italia, Paese studiato con grande attenzione come terminale della “nuova via della seta”. Dietro l’evocativa definizione si cela un progetto gigantesco di riorientamento dei flussi cinesi verso l’Europa, mercato sempre più ambito da aziende e imprese che hanno pressante bisogno di esportare nei mercati “ricchi”.

E in questa inarrestabile dinamica che si inserisce il ciclone Trump che, a parere di molti, sembra spostare all’indietro le lancette dell’orologio della storia. Per questo il vero pensiero di Mattarella si coglie nella sua profonda convinzione europeista e in quella “ratio” che è la base fondante dell’Unione.

“L’Unione europea – ha infatti sottolineato ai dirigenti cinesi – è nata sull’apertura dei mercati” e quindi naturalmente difende “le scelte di apertura dei mercati internazionali”. Sergio Mattarella non ha negato che la Ue stia vivendo “un momento di difficoltà”, ma si è detto sicuro che “da questa crisi, come sempre è avvenuto in questi 60 anni, l’Unione uscirà più rafforzata, più coesa e più integrata”.

In quest’ottica, ha detto ancora, l’intera Unione europea proseguirà nel “rapporto di grande collaborazione con la Cina”, augurandosi che le recenti aperture antiprotezioniste del presidente Xi Jingping siano mantenute. E Pechino sembra veramente credere alle capacità del Belpaese: “da parte della Cina c’è una forte e solida fiducia politica” nei confronti dell’Italia, ha spiegato il primo ministro cinese Li Keqiang sottolineando di avere apprezzato molto la visita di Mattarella, “politico di lunga esperienza e che dedica molta attenzione allo sviluppo delle relazioni con la Cina”.

In Cina, si sa, guardano al sodo. Mattarella è il presidente, in carica per altri cinque anni. Questo basta a Pechino come garanzia. Perché i tormenti e le debolezze della politica italiana non sono più analizzati e sezionati come un tempo, anche se riguardano gli eredi del vecchio partito comunista.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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