ROMA. – Lo ius soli s’ha da fare, anche ricorrendo alla fiducia. E’ Matteo Orfin, presidente del Pd e attualmente reggente della segreteria lasciata vacante da Renzi, a rimettere la legge sulla cittadinanza in cima alla pila dei provvedimenti che ancora aspettano il sì del Parlamento.
Il disegno di legge che fa diventare cittadini italiani i figli degli immigrati nati nella penisola era fermo da mesi al Senato per i contrasti della maggioranza. Contrasti che sono subito riemersi dopo la lettura dell’intervista di Orfini alla Stampa in cui il disegno di legge sullo ius soli veniva inserito tra le “priorità che il governo deve portare avanti” anche con il voto di fiducia (gli altri sono lo stop alle privatizzazioni, la legge per “correggere” i voucher,l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle banche).
Un no forte e chiaro è venuto dai centristi di Alfano, per niente disposti a votare la fiducia su un provvedimento che li lascia perplessi. “Orfini si guardi allo specchio e se li voti lui certi provvedimenti a suo avviso prioritari”, è esploso il capogruppo di Ap alla Camera Maurizio Lupi. E tanto per chiarire il concetto: “Il signor Orfini non pensi di avere degli zerbini. Si dimentichi che avrà i nostri voti per approvare misure di sinistra”.
Qualcuno, tra i centristi, prova a scoprire cosa possa esserci dietro la sortita dell’attuale numero uno del Pd. La risposta che circola alla Camera nel partito di Alfano è che Orfini abbia voluto fare uno sgambetto a Gentiloni. Ne è convinto, tra gli altri, Nino Marazzitti: “E’ una provocazione, evidentemente vogliono creare il casus belli per far cadere il governo”.
Sia come sia, è certo che l’opposizione di centrodestra è pronta ad alzare le barricate. Matteo Salvini evoca la protesta dei tassisti per annunciare che la Lega, se veramente lo ius soli arriverà in aula, “le barricate le farà non fuori ma dentro il Parlamento” (anche se poi si dice convinto del fatto che “un Pd che si tiene insieme con lo scotch non arriverà al punto di imporre questa follia”). Giorgia Meloni chiede a Gentiloni di chiarire se anche lui consideri l’approvazione della legge sullo ius soli “una priorità”.
Mentre Forza Italia (a parlare è Lucio Malan) sostiene che Orfini “con la cittadinanza facile vuole incentivare ulteriori arrivi”, cosa che produrrà “un aumento del peso sul sistema sanitario, mentre aumenterebbe la povertà fra gli italiani”.
Nel Pd la proposta di Orfini trova parecchi estimatori. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina si dice d’accordo: vorrebbe solo che tra le priorità fosse inserito il reddito di inclusione. Mentre Khaled Chaouki ricorda a Lupi che il suo gruppo alla Camera votò sì alla legge, per poi ripensarci al Senato: “Qual è il motivo di questa retromarcia?”
(di Marco Dell’Omo/ANSA)
