Scuola: 70% di diplomati prosegue gli studi, ma il 14% è pentito della scelta

ROMA. – Dopo le Superiori, università o lavoro? A un anno dal diploma 70 ragazzi su 100 proseguono gli studi (il 54% a tempo pieno, il 16% lavorando anche), ma il 14% è pentito della scelta fatta (il 6% abbandona mentre l’8% ha già cambiato ateneo o corso di laurea). A lasciare sono soprattutto gli studenti dei Professionali (18% contro il 4% dei liceali e il 9% dei Tecnici). Tra chi, invece, ha preferito trovarsi subito un impiego (il settore dei servizi è quello che ‘tira’ di più) è molto alta la quota di chi non ha un contratto regolare (10% del totale dei diplomati) o ce l’ha a tempo determinato (22% degli occupati).

A fotografare le scelte degli studenti alla fine della secondaria di secondo grado è il Rapporto 2017 di Almadiploma e Almalaurea che ha coinvolto 115 mila diplomati del 2015, 2013 e 2011 intervistati a uno, tre e cinque anni dal diploma. Un’indagine, presentata al Miur alla presenza del sottosegretario Gabriele Toccafondi, che mette in evidenza come siano soprattutto gli studenti dei Professionali a faticare per trovare una loro strada, sia negli studi sia nel lavoro.

“Una delle deleghe della Buona scuola riguarda proprio questo segmento di istruzione”, ha sottolineato Toccafondi ponendo comunque l’accento sull’impatto positivo di stage e alternanza scuola-lavoro e ammettendo che sul fronte dell’orientamento “bisogna fare di più” perché “non possiamo permetterci che 4 ragazzi su 10 dichiarino di aver fatto la scelta sbagliata”.

PENTIMENTO PRECOCE – Alla vigilia della conclusione delle Superiori se il 54% dei diplomati del 2015 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso corso nella stessa scuola, c’è un consistente 45% che farebbe una scelta diversa: oltre il 26% cambierebbe sia scuola sia indirizzo, l’11% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, l’8% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso nella stessa scuola.

PROFESSIONALI ANELLO DEBOLE – I diplomati degli istituti professionali sono i meno convinti della scelta compiuta a 14 anni; quando decidono di proseguire gli studi si sentono svantaggiati (non a caso sono quelli con il più alto tasso di abbandono); e anche sul fronte del lavoro risultano penalizzati: se la disoccupazione coinvolge 22 diplomati su 100, la percentuale sale al 29% tra i diplomati professionali.

PERFORMANCE SCOLASTICHE PESANO SU SCELTA – L’indagine conferma che i ragazzi che alla Maturità ce l’hanno fatta per il rotto della cuffia o hanno strappato un voto modesto tendono a presentarsi direttamente sul mercato del lavoro. La prosecuzione degli studi, all’opposto, è una scelta che coinvolge soprattutto i diplomati più brillanti e i liceali (69% rispetto al 38% nei Tecnici e al 19% nei Professionali). Naturalmente, il contesto socio-economico e culturale della famiglia influenza la scelta: l’87% dei diplomati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato ha deciso di iscriversi all’università.

BUSTE PAGA DA 1.000 EURO – I diplomati che lavorano a tempo pieno guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.028 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo il guadagno mensile netto è pari in media a 1.137 euro mentre la retribuzione, a cinque anni dal diploma, sale lievemente: 1.274

STAGE E STUDIO ALL’ESTERO CARTE VINCENTI – L’intreccio anticipato tra scuola e lavoro sembra essere un jolly. I ragazzi che hanno svolto attività di tirocinio durante gli studi hanno, infatti, il 60% in più di probabilità di lavorare (34% se si considerano stage svolti in azienda dopo il diploma). Accrescono le chance occupazionali pure le esperienze di studio all’estero: +31%. Ma anche i progetti di alternanza scuola-lavoro (per il 59% dei diplomati – 86,5% nei Tecnici e 90% nei Professionali – il percorso didattico concluso prevedeva questa esperienza) sembrano rappresentare un valore aggiunto: spesso – constata il rapporto Almadiploma – si traducono in un rapporto di lavoro con l’azienda presso cui lo studente ha svolto i periodi lavorativi previsti dal progetto.

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