Pd a Mattarella, governo di responsabilità a larga maggioranza

Matteo Renzi (s) con Mauro Gentiloni (d) ANSA/ANGELO CARCONI
Renzi e Gentiloni

ROMA. – Di ritorno dalla sua Pontassieve, Matteo Renzi incontra Paolo Gentiloni. E riprende così in mano la partita del governo, a dispetto di chi – notano parlamentari vicini al premier – nella maggioranza Pd aveva provato a giocare in proprio nei giorni scorsi. Nelle ore in cui salgono al Quirinale le più piccole componenti parlamentari, il leader Dem riannoda i fili nel partito.

E in serata si fa largo, nel pieno rispetto delle prerogative del presidente Sergio Mattarella che solo domani concluderà le consultazioni, l’ipotesi che l’incarico per il nuovo governo possa essere dato addirittura entro domenica. E che il Pd possa dare il suo sostegno a un governo di scopo per cambiare la legge elettorale e permettere che si vada al voto con un sistema omogeneo.

Un governo che Renzi non accetterebbe di guidare ma che sembrebbe portare a Palazzo Chigi lo stesso Gentiloni, ora in pole nel lotto dei nomi che circolano. Renzi rassicura con un messaggio i parlamentari a lui vicini che non ha intenzione di lasciare ad altri nel partito ‘il boccino’ della crisi. Tanto che sembra accelerare anche sul Congresso, che potrebbe essere convocato per marzo dall’assemblea del partito che si dovrebbe tenere domenica prossima.

Il premier incontra prima Gentiloni, poi Maurizio Martina e infine Pier Carlo Padoan. Con il quale si tiene in contatto con Bruxelles per la vicenda Mps. In giornata sente Matteo Orfini, in un giro di orizzonte con tutte le aree della maggioranza Pd chiuso in serata da un incontro con Dario Franceschini, che guida la componente più numerosa.

Il premier, osserva qualche renziano, è sempre rimasto pienamente titolare della partita grazie al sostegno garantitogli da Martina e Orfini, che puntellano la maggioranza del partito, e così può chiudere la strada a ipotesi che lo ‘scavalchino’. Ma non può prescindere, ribattono fonti di Area Dem, dal sostegno di una componente di peso come quella dei franceschiniani.

In ogni caso è uno snodo cruciale l’incontro di circa un’ora che avviene in serata tra il premier e il ministro: dopo giornate di sospetti su possibili accordi tra Franceschini e Berlusconi, i due si chiariscono. “Il Pd fa gioco di squadra per chiudere la crisi di governo”, assicurano i franceschiniani. Ancora la partita, sottolineano i vertici Dem, non è chiusa.

La delegazione Pd indicherà a Mattarella l’ipotesi del governo di responsabilità a larga maggioranza, secondo la linea emersa dalla direzione. Ma se, come sembra emergere in queste ore, i partiti di opposizione e anche Forza Italia si tireranno fuori, potrebbe entrare in campo la soluzione del governo di scopo.

Difficilmente praticabile sembra infatti l’idea che Renzi resti da dimissionario fino alla sentenza della Consulta sull’Italicum per il disbrigo degli affari correnti. Soprattutto se si considera che in giornata deflagra il caso Mps: la Bce respinge la richiesta di più tempo per l’aumento di capitale e rende così urgente un intervento del governo. Lo schema di decreto è pronto, ma il premier, spiegano fonti Pd, non avrebbe intenzione di firmarlo da dimissionario, lasciando la palla al nuovo governo.

Di qui anche la necessità di accelerare la chiusura della crisi di governo, tanto che dal Quirinale trapela la possibilità che Mattarella tragga le sue conclusioni già domenica. Sul campo ci sarebbe come prima ipotesi un Renzi bis. Ma il premier non sembra intenzionato ad accettare il reincarico, dunque l’alternativa sarebbe un governo guidato da un ministro Dem, come Padoan o Gentiloni.

L’ipotesi più ‘quotata’ appare quella di Gentiloni premier (il ministro degli Esteri torna in serata una seconda volta a Chigi), con Padoan ministro dell’Economia. Il governo nascerebbe – questa la garanzia chiesta da renziani e non solo – con un orizzonte legato alla legge elettorale (si potrebbe lavorare a un accordo su un sistema semi-proporzionale). Poi, in una finestra che fonti parlamentari immaginano tra la metà di aprile e la metà di giugno, si aprirebbe la via delle elezioni anticipate.

In questo lasso di tempo ci sarebbe un’accelerazione sul congresso del Pd, che vedrebbe ancora Renzi in campo. Ma quella partita si aprirà dopo che sarà chiusa la crisi di governo. In queste ore prende piuttosto quota il ‘toto ministri’ e c’è già chi si spinge a ipotizzare che Luca Lotti resti a Palazzo Chigi e Franceschini traslochi alla Farnesina, mentre lascerebbero il governo Maria Elena Boschi e Stefania Giannini. Ipotesi, sottolineano dal Pd, del tutto premature.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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