Mattarella, lo stallo dei negoziati in Mo aumenta il pericolo del terrore

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso delle dichiarazioni alla stampa, Gerusalemme, 2 novembre 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE - PAOLO GIANDOTTI
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso delle dichiarazioni alla stampa, Gerusalemme, 2 novembre 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE - PAOLO GIANDOTTI
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso delle dichiarazioni alla stampa, Gerusalemme, 2 novembre 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE – PAOLO GIANDOTTI

TEL AVIV. – Il terrorismo e il fondamentalismo islamico possono aprire una nuova fase paradossalmente positiva dell’eterno conflitto israelo-palestinese, spingendo i Paesi arabi a collaborare con Israele. E’ questa la “buona notizia” che Benjamin Netanyahu ha comunicato a Sergio Mattarella nel corso di un lungo incontro a Gerusalemme che ha chiuso la visita di quattro giorni tra Israele e Palestina del presidente della Repubblica.

Notizia alla quale il capo dello Stato ha replicato confermando la linea italiana a favore della soluzione dei “Due Stati Due Popoli”, condendola con una buona dose di preoccupazione per l’inerzia diplomatica che sembra circondare le parti da molti mesi: “il terrorismo è una piaga da combattere con determinazione e l’Italia si sente chiaramente coinvolta nella sicurezza di Israele.

Anche per questo preoccupa lo stallo dei negoziati con la Palestina, uno stallo che accresce il pericolo e l’islamismo radicale”. Come si vede il terrorismo fondamentalista e la guerra in Siria ed Iraq sembrano essere il filo conduttore delle analisi di Netanyahu e Mattarella. Analisi che hanno un punto in comune ma visioni diverse.

Netanyahu infatti, dopo aver snocciolato le consuete accuse ai palestinesi – “rinuncino ai propri demoni altrimenti non sarà facile trovare la pace” – ha parlato dello “sviluppo incredibile” delle relazioni con diversi Paesi arabi che stanno mostrando profondi “cambiamenti di posizione”. Paesi arabi che oggi “non vedono più Israele come un nemico ma come un alleato nella lotta contro il terrorismo islamico. Non sono mai stato così speranzoso come oggi”, ha garantito il premier israeliano.

Dando così l’impressione di voler sfruttare fino in fondo lo stato di gravissima crisi in cui versa la leadership del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Abu Mazen, solo ieri consultato da Mattarella. Pur continuando a prediligere l’idea di negoziati diretti con l’Anp, oggi Netanyahu ha dato l’impressione di voler giocare su più tavoli con l’obiettivo di fiaccare l’autorevolezza di Abu Mazen chiamando alle carte ben più influenti paesi Arabi. A partire dalla Turchia.

Infatti Netanyahu sui palestinesi si è limitato a ripetere quanto sia “sbagliato pensare che l’intera questione riguardi solo gli insediamenti. I palestinesi negano questa realtà. Non si tratta di un conflitto legato allo Stato palestinese, il punto è la legittimità dell’esistenza dello Stato ebraico”. Per poi chiudere il discorso con una frase “tranchant”: “si tratta di un conflitto tra modernità e Medioevo”.

Duro e determinato come sempre il premier israeliano ha fatto capire parlando alla stampa quanto il “dossier Unesco” bruci ancora: “si è trattato di un tentativo di cancellare la storia del popolo ebreo e di una decisione che porta difficoltà anche al cammino della pace in Medio Oriente”, ha scandito.

Ovvio che Netanyahu abbia “apprezzato moltissimo” il cambio di posizione dell’Italia impresso dal premier Matteo Renzi che ha definito un’assurdità l’astensione italiana. “Siamo stati delusi dal voto dell’Italia – ha detto senza peli sulla lingua Netanyahu – ma abbiamo accolto con grande favore la decisione di Renzi”.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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