Inno e tricolore, la missione patriottica di Ciampi

Una foto di archivio del 4 Maggio dello scorso anno del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la Bandiera della Scuola Navale Militare " F.Morosini " . Enrico Oliverio-Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica/ARCHIVIO ANSA/DEF
Una foto di archivio del 4 Maggio dello scorso anno del  Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la Bandiera della Scuola Navale Militare  " F.Morosini " .   Enrico Oliverio-Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica/ARCHIVIO ANSA/DEF
Una foto di archivio del 4 Maggio dello scorso anno del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la Bandiera della Scuola Navale Militare ” F.Morosini ” . Enrico Oliverio-Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica/ARCHIVIO ANSA/DEF

ROMA. – Difficile, quando si pensa a Carlo Azeglio Ciampi, non ricordarlo impettito e con la mano sul cuore di fronte al tricolore. Del Presidente della Repubblica che più di ogni altro ha cercato di suscitare negli italiani un non retorico senso di appartenenza alla Nazione, un convinto recupero dell’idea di Patria, restano innumerevoli immagini di solenni omaggi alla bandiera italiana.

Riprese che lo immortalano mentre intona l’Inno di Mameli nelle province italiane o nelle visite ufficiali all’estero, filmati della sua emozione profonda mentre accarezza il tricolore avvolto attorno alle bare di militari caduti servendo il Paese.

E memorie di fastosi ricevimenti al Quirinale per la Festa della Repubblica, messaggi commossi in occasione della festa del tricolore del 7 gennaio, sorrisi nelle piazze davanti allo sventolare degli stendardi verdi, bianchi e rossi . Dell’amore per la ‘Nazione’ nel suo senso più nobile, dell’unità nazionale Ciampi è stato esegeta e custode durante il suo settennato e ancora oltre. Una missione compiuta, con successo, proprio negli anni in cui la Lega Nord sparava a zero contro l’unità d’Italia.

“Il tricolore è il simbolo dell’unità nazionale”, ha più volte chiamato gli italiani a sentire l’appartenenza ad una storia comune e a riconoscersi con convinzione nei simboli della Repubblica. “La bandiera tricolore va esposta nelle nostre case e tenuta con cura. E’ un simbolo vivo e attuale che dovrebbe essere donato dai sindaci che indossano la fascia tricolore alle coppie di sposi e a ogni nuovo cittadino italiano” ha più volte esaltato la sacralità della bandiera, spesso concludendo i suoi discorsi con un convinto “Viva il tricolore, viva la nostra bandiera, viva l’Italia”.

Patria è il termine che Ciampi da capo dello Stato ha riportato nel lessico politico italiano, percependo nel suo viaggiare fuori e dentro i confini nazionali un bisogno forte di unità, di comune sentire, di appartenenza. E sempre unendo con un filo rosso ideale Risorgimento, Resistenza, Costituzione della Repubblica.

(di Milena Di Mauro/ANSA)

1 comments

Ma non diciamo stupidaggini. Questa è forse l’unica volta che sono d’accordo con quel pirla di Salvini. Ciampi è stato uno schifoso traditore di quella patria che faceva finta di amare nelle celebrazioni ufficiali quando invece con la sua opera l’ha distrutta.

Come?

1) 1981 –> “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, in qualità di governatore della BI (ed in accordo col ministro Andreatta).
Da allora, la BI non fu più obbligata ad acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti, i tassi d’interesse decollarono di conseguenza ed il debito pubblico raddoppiò nel corso di un decennio.

2) 1990-1992 (ultimi anni dello SME) –> sempre in qualità di governatore di Banca d’Italia, bruciò centinaia di miliardi di dollari di riserve valutarie di Bankitalia (dunque patrimonio di Stato), nel vano e controproducente tentativo di tenere alto il cambio della Lira, al fine di non uscire dallo SME (l’accordo di cambi fissi intra-europeo antesignano dell’euro). Il che comportò un doppio danno: oltre all’erosione delle riserve di valuta estera, la permanenza forzata all’interno dello SME penalizzò l’export italiano ed inasprì il deficit della bilancia commerciale (in questo senso, pochi anni dopo l’euro agì allo stesso modo dello SME).

3) seconda metà anni ’90 –> in qualità di ministro del Tesoro, pilotò la politica economica e le manovre finanziarie in modo da garantire l’ingresso dell’Italia nell’euro, condannandoci dunque a tornare nelle stesse condizioni in cui eravamo sotto lo SME, dopo solo pochi anni di relativo benessere economico grazie alla ritrovata fluttuazione del cambio valutario.

In più è stato alla regia delle più grande svendita di patrimonio pubblico, secondo solo alla svendita dell’ex U.R.S.S.

Se amate l’Italia come dite, scrivete meno stronzate ed informatevi meglio.

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