CARACAS – Ci sono notizie deprimenti, demoralizzanti; notizie che non si vorrebbe mai scrivere. E, quando si é costretti a farlo, provocano un profondo senso di smarrimento, lasciano tanto amaro in bocca. Quella della profanazione della tomba di Romulos Gallegos é una di queste.
Quando un Paese perde il rispetto e l’ammirazione nei confronti di chi ne ha determinato la sua storia e la sua cultura, allora vuol dire che si é ormai in un baratro. Non si tratta di “culto alla personalitá”, come quella tanto di moda oggi in Venezuela. E che, in passato, caratterizzó il fascismo, il nazismo e la repressione stalinista.
Chi non ha letto “Doña Barbara” o “La Trepadora”? Chi non ha sognato con “los llanos” descritti, in tutto il loro splendore, rigogliosa vegetazione e vivaci colori tropicali, dalla penna sorprendente di Rómulo Gallegos?
In questa Venezuela dei nostri giorni, in cui si è persa ogni dignità e ogni valore, Rómulo Gallegos dovrebbe essere esempio di vita. E’ per questo che indigna la profanazione della sua tomba; la tomba del primo presidente eletto democraticamente, dell’insigne maestro e dello scrittore che seppe descrivere nei dettagli le peculiaritá de “los llanos” venezuelani.