Obama attacca Trump su Islam, tradisce i nostri valori

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WASHINGTON. – All’indomani della strage di Orlando, Barack Obama scende in campo contro il rischio di una guerra tra religioni, di un conflitto di civiltà. E condanna con fermezza la retorica anti Islam e anti immigrati del candidato presidenziale repubblicano Donald Trump, che “tradisce i valori dell’America”, rilanciando la sua proposta di un bando dei musulmani in Usa.

Analoga la reazione della candidata democratica Hillary Clinton, che incontrerà il rivale Bernie Sanders alla fine delle (ininfluenti) primarie nella capitale nel tentativo, dopo aver intascato la nomination, di unire il partito e fare fronte comune contro Trump, mentre il Wp rivela l’hackeraggio dell’intelligence russa contro entrambi i partiti.

Anche Paul Ryan, il leader dei repubblicani alla Camera, ha preso le distanze dalla proposta di Trump di bandire l’arrivo dei seguaci di Maometto, confermando l’imbarazzo del Grand Old Party: “non riflette i nostri principi, non è nell’interesse del Paese”.

Ma a lanciare la requisitoria più dura è stato Obama, che giovedì andrà a Orlando per incontrare i sopravvissuti e i parenti della vittime. E’ il presidente americano ad ammonire, pur senza chiamarlo per nome, che Trump sta propagando un atteggiamento mentale pericoloso che rievoca “i periodi più bui della storia Usa”.

“Sentiamo discorsi che additano gli immigranti e suggeriscono che intere comunità religiose sono complici della violenza”, ha esordito, invitando a non cadere “nella trappola di dipingere tutti i musulmani con una larga pennellata e sottintendere che siamo in guerra con una intera religione, facendo così il gioco dei terroristi”.

“Gli Usa sono fondati sulla libertà di fede, non ci sono test religiosi in America”, ha puntualizzato. “Cominceremo a trattare tutti i musulmani americani diversamente? Cominceremo a sottoporli a sorveglianza speciale? Cominceremo a discriminarli per la loro fede?”, ha incalzato alzando il tono di voce e chiedendo se i dirigenti repubblicani sono d’accordo con questa visione. Ed evidenziando tra l’altro che il killer di Orlando, come quelli di San Bernardino, era un cittadino americano.

Il “vero nemico è l’Isis”, ha sottolineato Obama, vantando i successi della lotta contro il Califfato ma invitando a non usare l’espressione ‘Islam radicale’ che Trump gli aveva rimproverato di non aver pronunciato, accusandolo quasi di connivenza e chiedendone le dimissioni: “Non c’è niente di magico in questa espressione, è un punto di vista politico, non una strategia”.

Meglio invece concentrarsi su un giro di vite contro le armi facili, ha rilanciato, sfidando il Congresso ad agire. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Hillary, che ha criticato Trump per le sue “invettive bizzarre” e le sue “menzogne dimostrative” dopo la strage di Orlando.

Il piano anti immigrazione e il bando contro i musulmani proposti dal tycoon, ha denunciato, non avrebbero “salvato una sola vita”: l’autore del massacro, infatti, “non era nato in Afghanistan come ha detto ieri Trump, ma nel Qeens, a New York, proprio dove è nato lo stesso Trump”.

La campagna elettorale ormai è dominata dai temi sollevati dalla sparatoria di Orlando: gay, armi e lotta al terrorismo. Ma ora c’è anche l’ombra dello spionaggio informatico russo, come ha rivelato il Wp.

Hacker legati all’intelligence russa sono penetrati nella rete dei computer del comitato nazionale democratico e hanno avuto accesso all’intero database delle indagini sul passato di Trump, il candidato per il quale ‘tifa’ il leader del Cremlino Vladimir Putin.

Ma le intrusioni sono state bipartisan, violando il network sia di Hillary che del tycoon, nonché i pc di alcune commissioni repubblicane. Spionaggio tradizionale, stando agli esperti, secondo cui Mosca vuole capire meglio le dinamiche di questa campagna senza precedenti, nonché i punti forti e deboli dei candidati alla Casa Bianca.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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