Obama, il terrorismo nucleare è la minaccia più grande

Obama al vertice di Washington: “Terrorismo nucleare la minaccia più grande”
Obama al vertice di Washington: “Terrorismo nucleare la minaccia più grande”
Obama al vertice di Washington: “Terrorismo nucleare la minaccia più grande”

WASHINGTON. – Una eventualità talmente devastante che “cambierebbe il mondo”. E’ la minaccia del terrorismo nucleare, “la minaccia più grande” secondo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Che per fermarla chiede agli oltre 50 leader provenienti da altrettanti Paesi a Washington per il Nuclear Security Summit di rafforzare l’impegno e di non abbassare la guardia. Uno sforzo comune necessario, “una sfida del 21mo secolo che nessun Paese può vincere da solo”.

Con queste parole e questo appello Obama vuole anche mettere il sigillo alla sua iniziativa sulla sicurezza nucleare lanciata nel 2009 e che è passata attraverso il negoziato con l’Iran fino alla sfida lanciata dall’Isis che caratterizza la conclusione del suo mandato presidenziale. Così, se per ridurre i rischi del terrorismo nucleare il presidente Usa riconosce “passi avanti tangibili”, se ricorda che i terroristi fino ad ora non si sono appropriati di materiale nucleare, allo stesso tempo il rischio che l’Isis o altri gruppi invertano la tendenza è concreto.

E allora: “Non c’è dubbio che se mai i folli dovessero mettere le loro mani su materiale nucleare, quasi sicuramente lo utilizzerebbero per uccidere il maggior numero possibile di persone innocenti. L’unica difesa efficace contro il terrorismo nucleare è di mettere in sicurezza tale materiale per garantire che non arrivi nelle mani sbagliate”.

Per l’Italia al vertice c’è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, con in delegazione il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Renzi ribadisce e garantisce ad Obama l’impegno dell’Italia per la sicurezza nucleare che “proseguirà con grande determinazione”, twitta. E in sessione plenaria sottolinea anche l’importanza dell’educazione e della cultura della pace.

Ma non lascia spazio a dubbi sulla determinazione quando, parlando con giornalisti, sottolinea che no, “al momento non ci sono elementi specifici di allarme”, ma “è ovvio – dice – che tutto ciò che è prevenzione viene studiato con grande attenzione”.

In mente, per tutti, c’è l’Isis e se ne parla anche in una sessione speciale a margine del summit, prevista da tempo ma che assume un “senso di urgenza” indubbio dopo gli attacchi a Bruxelles dello scorso 22 marzo, ha sottolineato la Casa Bianca. Per Obama è l’occasione di fare il punto con la presenza a Washington dei leader dei paesi più impegnati nella lotta.

Già ne aveva parlato in bilaterale con il presidente Francois Hollande, ribadendo l’urgenza di fermare il terrorismo. I due hanno parlato anche di Libia, con Obama che si è detto convinto della necessità di solidificare una struttura nel Paese che impedisca all’Isis di utilizzare quel territorio come futura roccaforte”.

Tra i leader non si è però parlato di intervento, ha spiegato Renzi, ribadendo la linea italiana di “equilibrio” e nessuna fuga in avanti. Nuovo impegno quindi e nuovo impulso, nel tentativo di lasciare il segno, sebbene non è chiaro quale direzione prenderà nel ‘dopo Obama’ la strada tracciata.

Un punto Obama però lo ha messo e, per ora, è fermo: a Washington è l’occasione di parlare anche dell’accordo con l’Iran sul suo programma nucleare. Con i membri del 5+1 il presidente Usa lo definisce un “sostanziale successo”, esempio di quanto la comunità internazionale unita può conseguire, ha detto. Gli iraniani, ha aggiunto, ”stanno cominciando a vederne i benefici”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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