Gelo Lagarde sulla Grecia, per il Fmi cade tabù Grexit

G7 Meeting of Finance Ministers in Dresden

DRESDA. – L’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro non è più un tabù neanche per il Fondo monetario internazionale, l’Europa deve agire “subito” per evitare il peggio. E’ Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale, a lanciare dal G7 un ultimatum-shock sul negoziato: “non siamo degli ingenui”, dice a proposito dei rischi del Grexit, “è un rischio che spero l’Europa non debba mai affrontare” ma “è una possibilità”.

Una ‘bomba’ che costringe Alexis Tsipras, Angela Merkel e Francois Hollande a fare il punto in una conference call di un’ora. E assieme al pressing degli Usa, agli avvertimenti della Bce e alle avvisaglie di rottura a Bruxelles fa piombare la crisi ellenica come un macigno sul vertice del ministri finanziari del G7, sconvolgendo un’agenda dedicata ai grandi scenari globali che avrebbe voluto la Grecia relegata a una discussione sui rischi geopolitici assieme all’Ucraina.

Mentre Jack Lew, il segretario del Tesoro Usa, chiede un compromesso all’Europa e il presidente italiano Sergio Mattarella da Londra si dice “fiducioso”, Lagarde evoca per la prima volta il ‘Grexit’. Tira una stoccata ad Atene (improbabile l’accordo nei prossimi giorni, la scorsa settimana ci siamo “disillusi”) e anche una all’Europa dei creditori (“diano un po’ d’ossigeno” alla Grecia: “se vogliono evitare il default devono agire”.

Quasi una rottura da parte di uno dei tre pilastri della troika, nel giorno in cui anche la Bce avverte dei rischi di contagio, con rialzo sui rendimenti dei partner dell’Eurozona, senza un’intesa rapida. Solo pochi minuti prima, sempre a Dresda, il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici aveva detto “abbiamo fatto tre quarti del cammino” verso l’intesa, salvo rimangiarsi la frase dicendo “un accordo è possibile”.

In realtà il Fmi ha scelto bene tempi e modi per una presa di posizione-shock che serve a dare un ultimatum credibile: è disponibile a consolidare i rimborsi attesi da Atene al 19 ma inflessibile sul pagamento, ma soprattutto vuole l’accordo “subito”: non c’è più tempo. E vuole un piano completo e coerente, che dia sostenibilità di lungo termine al debito greco. Vuol dire alzare i target di surplus primario che il premier ellenico Alexis Tsipras sta rinegoziando al ribasso per stimolare la crescita. Oppure rinegoziare una ristrutturazione o un allungamento ulteriore del debito. E il nodo più difficile da sciogliere riguarderebbe le pensioni, dove l’accordo ancora non c’è.

I tecnici dell’Euro Working Group, dopo una conference call durata due ore fra i ministeri delle Finanze dell’Eurozona e definita “nervosa” da chi c’era, concludono che per domenica non ci sarà nessun accordo, come invece auspicato da Atene. Secondo fonti Ue avrebbero avvisato Atene che giovedì prossimo è l’ultimo giorno utile per evitare quello che definiscono lo “scenario peggiore”.

La palla, a meno che la Ue decida di accogliere le richieste per un approccio pragmatico, torna Atene. Dove, fra scioperi dei dipendenti pubblici e ipotesi di amnistia e scudo fiscale, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis torna a chiedere una ristrutturazione del debito, ben sapendo di irritare Berlino (e le altre capitali) in una partita a poker sull’orlo del baratro.

Le borse stanno a guardare, tornando in negativo con gli spread nuovamente in salita (l’Italia a 134).

(dall’inviato Domenico Conti/ANSA)

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