“Ap” non scriverà più “illegali” accanto a immigrati

WASHINGTON  – L’Associated Press (Ap), la più grande agenzia di stampa al mondo, non userà mai più il termine ”illegale” per definire gli immigrati che si trovano negli Stati Uniti senza i documenti a posto. Lo ha stabilito il direttore dell’agenzia americana, Kathleen Carroll, aggiornando così lo ‘stylebook’, il manuale interno di riferimento per lo stile di scrittura da seguire per i giornalisti della testata.

In questo modo, l’Ap accoglie le pressanti richieste da parte di decine di associazioni a difesa dei diritti dei migranti, secondo cui ”nessun essere umano è illegale o può essere definito tale”. Secondo loro, ”illegale” può essere un’azione, un comportamento, non uno status permanente di chi vive e lavora onestamente da anni negli Stati Uniti, seppur senza regolare permesso. Per cui da aggettivo, diventa avverbio. Si potrà quindi utilizzare questo termine per indicare quando ad esempio un messicano ”è entrato nel Paese illegalmente”. A prima vista potrebbe sembrare un dettaglio, una concessione eccessiva al dominio del ‘politically correct’. Ma non è così. Questa mossa in realtà segna una svolta non solo linguistica, ma anche culturale che sta attraversando profondamente la società americana. Non a caso la scelta della Ap arriva nel pieno di un dibattito politico in cui sia l’amministrazione Obama, ma anche la destra repubblicana, sono impegnati ad assicurare un ”cammino verso la cittadinanza” agli 11 milioni di persone, in larghissima parte ispaniche, chi si trovano negli Usa senza documenti regolari.

Carroll sottolinea che la scelta dell’Ap è il frutto di un lungo dibattito interno, al termine del quale è emerso, dati alla mano, che almeno una metà dei cittadini ‘latinos’ presenti negli Stati Uniti, considera la parola ”illegale” profondamente offensiva. Verrà cosÌ utilizzato il termine ”senza documenti”, ma anche questo, come fanno notare alcuni, non È corretto del tutto, visto che nell’incredibile sistema americano, un ‘clandestino’ può avere un sacco di documenti validi, a partire dalla patente, senza avere il permesso di soggiorno o un regolare passaporto americano. Sono i cosiddetti ‘dreamers’, quelli che ‘sognano’ di regolarizzare la propria posizione. Si tratta di cittadini a tutti gli effetti, magari soldati che combattono in Afghanistan a difesa del Paese, o giovani universitari, ricercatori, che però non hanno un regolare permesso. E per tutelare i loro diritti, Barack Obama si batte da anni, contro le resistenze, in verità sempre più tenui, del partito repubblicano.

Dopo l’Ap, anche altri media americani, tra cui il New York Times, potrebbero seguire questa linea. Margaret Sullivan, la garante dei lettori della ‘Old Gray Lady’, ha già fatto sapere che i vertici del giornale ”ci sta pensando seriamente”.

– La lingua cambia, si evolve al passo dei tempi. Quando cominciai a fare la giornalista – spiega Sullivan – ho sempre difeso la definizione di ‘immigrante illegale’ perchè chiara e facile da capire. Tuttavia negli ultimi mesi ho cambiato opinione.

Da qui l’ipotesi che presto anche il prestigioso quotidiano newyorchese sceglierà formule alternative e giudicate non insultanti come ‘senza documenti’ o ‘senza autorizzazione’.

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