Mazza (Antidroga): “Fattiva collaborazione Italia-Venezuela”

CARACAS – Quando si parla di esperto antidroga, nel nostro immaginario prevale immediatamente lo stereotipo di holliwoodiana memoria: l’agente impavido; l’uomo infiltrato nell’organizzazione dei “narcos” che, a sprezzo della propria vita, permette il sequestro e la distruzione di ingenti carichi di stupefacenti. E, forse senza giungere agli eccessi holliwoodiani,  non dubitiamo che una forte dose di coraggio devono averla quelli che si oppongono al fiorente mercato degli stupefacenti. Per fortuna oggi sono molti gli strumenti di cui si può disporre per svolgere un’azione di contrasto al traffico di droga e nella guerra ai “narcos”. Ed i successi, in un mondo sempre piú globalizzato, sono frutto soprattutto di accordi tra forze di polizia; accordi che permettono identificare obiettivi comuni, favoriscono lo scambio di informazioni e promuovono la realizzazione di operazioni congiunte. E’, in sintesi, la costruzione di un difficile “puzzle”, i cui tasselli vengono messi assieme con pazienza e abilitá.

– Essere riuscito a negoziare un accordo di collaborazione di polizia tra Italia e Cuba é stata per me una grossa soddisfazione. Cuba é un paese che vive oggi una fase di cambiamento. In questo contesto, la collaborazione di polizia si inserisce meravigliosamente. Sono riuscito ad avviare una fase di negoziazione di un accordo che si é concluso felicemente. L’accordo é pronto per la firma conclusiva. Questa era prevista a gennaio. E la ministro Cancellieri era pronto a recarsi a Cuba. Purtroppo, tutto é stato rimandato. La ministro ha dovuto rinunciare al viaggio. L’ha trattenuta a Roma l’organizzazione delle elezioni. Comunque l’accordo é pronto per essere firmato. Per un addetto di polizia arrivare a negoziare un accordo come questo é il massimo traguardo. E a Cuba ci sono riuscito – Ed è questa ragione sufficiente per essere soddisfatto. L’addetto di polizia della nostra Ambasciata, il vice-Questore Aggiunto Carlo Mazza non si nasconde dietro false modestie anche se, ora che é in procinto di tornare in Italia, non cela un certo rammarico per non aver centrato lo stesso obiettivo in Venezuela. Eppure, confessa, vi ha lavorato “con lo stesso impegno e professionalitá”.

– Nel 2009 – spiega alla “Voce” -, ho negoziato e sono riuscito a portare a termine l’accordo di collaborazione antidroga. Poi, nel 2010, ho iniziato a lavorare su un accordo piú complesso di collaborazione a livello di polizia. Purtroppo, alla fase iniziale non ha fatto seguito quella conclusiva. Siamo in attesa di una risposta o di una controproposta.

– E’ un ritardo dovuto alla burocrazia venezolana a volte troppo farraginosa?

Sorride. E con molta prudenza, dosando il significato di ogni parola si limita ad affermare:

– Abbiamo reiterato piú volte il desiderio di definire un momento e una sede per concludere le trattative che, a nostro parere, dovrebbe essere l’Italia… Roma. Non abbiamo ancora ricevuto una risposta ufficiale.

Poi, riferendosi alla sua attivitá quotidiana nel nostro paese, sottolinea che “non sono mancati momenti di soddisfazione e di intenso lavoro”.

– Venezuela, oggi, é un ponte tra produttori e consumatori di droga. Da un lato i “narcos” e dall’altro gli Stati Uniti e i paesi europei. Cosa si sta facendo per combattere e minimizzare questa piaga?

– Diciamo pure che la palla ce l’hanno da sempre in mano i venezolani – commenta -. Dipende da loro. Questo, é bene sottolinearlo, é un fenomeno che deriva soprattutto dalle condizioni geografiche. Venezuela e Colombia hanno in comune circa 2 mila chilometri di frontiera. E’ una realtá difficile da gestire. Non deve sorprendere, quindi, se grandi quantitá di droga colombiana riescono ad attraversare questa frontiera e a entrare in territorio venezolano.

– Specialmente con il “Plan Colombia” ed il maggior controllo che riescono oggi ad esercitare le autoritá di polizia colombiana…

– Sí, certamente – afferma -. Il problema si é inasprito da quando la Colombia collabora con gli Stati Uniti nell’attuazione del “Plan Colombia”. Il Venezuela é oggi il porto naturale dei narcos colombiani, e non bisogna dimenticare che la Colombia é il maggior produttore di droga. La responsabilitá di arginare questo problema devono gestirla i venezolani. E, lo affermo senza esitazione, lo fanno con grande impegno di uomini e mezzi.

– Di uomini, senza dubbio… di mezzi…

– I mezzi ci sono – assicura Mazza -. Si potrebbe indubbiamente fare di meglio. Avevano deciso di dotare la Marina militare di un moderno sistema di controllo del traffico marittimo. E’ questo un progetto di grande portata che peró non é stato ancora approvato. Non é stata decisa la gara di appalto. Quindi il sistema non é ancora operativo. E non lo sará ancora per qualche tempo.

Il vice-Questore aggiunto spiega che “in Italia, sapendo che il Venezuela é un porto d’uscita della droga  colombiana, vi sono controlli piú severi su tutto ció che proviene dal Paese sudamericano”.

– C’é un’attenzione particolare sui voli che provengono dal Sudamerica e, quindi, anche da Caracas – aggiunge -. Soprattutto negli aeroporti che operano su Maiquetia: Malpensa e Fiumicino. C’é anche una attenzione particolare nei porti. Sono misure standard, attive da sempre. E danno i loro frutti. Devo dire che ultimamente queste attivitá di controllo hanno permesso un incremento nei risultati.

– Operazioni congiunte tra polizia italiana e quella venezolana?

– La collaborazione tra Italia e Venezuela é principalmente nell’ambito informativo – precisa -. E’ una collaborazione che ha permesso il buon esito di operazioni in Italia. Operazione congiunte, peró, non ve ne sono state.

Per concludere, spiega che le autoritá venezolane “non amano condividere attivitá operative locali con organismi stranieri” e sottolinea di nuovo:

– La collaborazione, comunque, é totale.

Presidente di Codev
Soddisfazione. E non solo per il lavoro svolto in Ambasciata. Il vice-Questore aggiunto, Carlo Mazza, tra le attivitá svolte,  che gli hanno dato grandi soddisfazioni dal punto di vista personale oltre che professionale, annovera quella di presidente del “Comité de Oficiales de Enlace en Venezuela” (Codev).

– Ci tengo a segnalarlo – ci dice -. E’ stata, per me, una grande responsabilità ma anche motivo di enorme soddisfazione personale e professionale.

Mazza spiega che Codev raggruppa tutti gli addetti di polizia accreditati in Venezuela: da quello degli Stati uniti a quello del Brasile; da quello del Canadà a quello di Trinidad e Tobago senza dimenticare quelli di tutti i paesi dell’Unione Europea.

– Sono stato presidente di Codev dal 2011 – precisa -. La finalità di questa associazione é il confronto di esperienze. Lo é anche quella di agevolare le attività dei membri attraverso i suoi rapporti con le autorità venezolane. Insomma, promuovere momenti di incontro.

E, a proposito di “questi momenti d’incontro”, sottolinea:

– La piú grande soddisfazione, da presidente di Codev, é stata quella d’essere riuscito a coinvolgere quasi sempre, salvo qualche eccezione, anche i colleghi degli Stati Uniti nelle riunioni ad alto livello con le istituzioni venezolane.

Cattura ed estradizione dei latitanti
Attivitá nell’ambito del contrasto al contrabbando di droga. Ma non solo. Il vice-Questore Aggiunto, Carlo Mazza, in questa parentesi venezolana, si é anche impegnato con successo nella cattura  di latitanti che, nel Paese, avevano trovato rifugio e il luogo adatto per il loro “esilio”. Esilio obbligato, per sfuggire alla Giustizia della Madrepatria.

– In questi anni – ci confida Mazza -, grazie anche alla fattiva collaborazione delle autorità locali, e in particolare dell’Interpol, sono riuscito a realizzare una serie  di catture importanti. L’ultima é stata quella di Salvatore Bonomodo, un esponente di spicco della mafia palermitana.

Bonomodo fu catturato nell’isola di Margarita, scelta forse perché permette una facile mimetizzazione tra le centinaia di turisti nazionali e stranieri che vi si recano periodicamente, mentre faceva acquisti in un noto locale. Chiesta e ottenuta l’estradizione, il malvivente é ancora in Venezuela, in attesa di essere ricondotto in Italia.

– L’estradizione – precisa Mazza – é stata confermata dal “Tribunal Supremo de Justicia”  a dicembre. Purtroppo, quando era già tutto pronto per portarlo in Italia, é avvenuta la morte del presidente della Repubblica, Hugo Chávez Frías.

Ed allora tutto il paese si é fermato e l’estradizione é stata rimandata, nonostante già fossero arrivati in Venezuela gli agenti di polizia che avrebbero preso in consegna e scortato il malvivente; agenti che sono tornati in Italia a mani vuote.

– Ed il caso Miccicchè? Perché tarda tanto la sua estradizione?

– Non é colpa nostra – precisa -. Ci sono state udienze in Tribunale rinviate, alcune per motivi di salute del Miccicché ed altre per ragioni di carattere amministrativo. Io torno in Italia nei prossimi giorni, altri in Ambasciata seguiranno il caso e cercheranno di ottenerne l’estradizione.

 Mauro Bafile

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