Armani, Privé a Parigi

PARIGI  – Giorgio Armani consegna uno scettro alla sua regina dell’alta moda: non lo diciamo per metafora, davvero la collezione Privé oggi sfila a Parigi con un piccolo bastone del comando, prezioso come un gioiello, infilato nella cintura a fascia della grande gonna, avvolto dal nodo che trattiene il drappeggio di un abito, cucito come un grande bottone-bijoux sulla chiusura della giacchina più preziosa.

Ha qualcosa di antico, questo oggetto così grande e visibile ma insieme grafico ed essenziale, un gioiello che rende inutili quasi tutti gli altri, tranne alcuni orecchini e una collier a matassa di seta, di primitiva raffinatezza. Sì, c’è molto di etnico stavolta sulla passerella della esclusiva collezione Armani Prive’, ma sono solo echi, nulla di geograficamente preciso e identificabile. Giorgio Armani sa bene che è facile finire nel folklore maneggiando culture del vestire di luoghi lontani, e non cade nell’errore.

– Per essere diversa e personale l’alta moda deve essere coraggiosa e rischiosa – ha commentato -, ho cercato di vederla con gli occhi di un cittadino del mondo. Non sono veri tessuti etnici, sono fatti in maniera italiana, ma c’è un effetto d’insieme che mescola Marocco e deserto americano, Africa e Oriente, nulla di coordinato e definito.

Cinquantaquattro uscite di gran lusso e di straordinaria dedizione all’eleganza. Le stoffe sembrano africane, ma sono occidentali, i gilet hanno l’aria masai ma sono fatti di minuscole strisce di tessuto gazar, tagliate, intrecciate e costruite a mano, come preziose cordicelle unite fittamente. C’e’ l’effetto tatuaggio, ma è solo un’illusione della seta esclusiva, dello chevron, o zig-zag che dir si voglia: sembra impossibile, ma le pinces a raggiera, che rendono anatomica la giacchina, si ricombinano alla perfezione formando il disegno a cunei del tessuto. E i pantaloni, che Armani chiama svettanti, si accompagnano con un top di seta tramata a effetto rafia.

Il lusso sembra naturale, sembra! Le grandi paillettes trattate con polvere di corallo diventano fiori carminei sul lungo abito nero, con lo scettro in vita. Il tocco indiano di una borsetta con chiusura preziosa non si coordina con il resto, ci gioca. L’abito rosso da sirena è fatto di tasselli piazzati uno a uno per formare le onde, quello rigonfio è di seta lavorata a tubicini compatti. Il trucco orientale, molto ‘smoky eyes’ è stato ideato personalmente dallo stilista per accompagnare i copricapi quasi cilindrici, un po’ da derviscio: c’è qualcosa di anatolico nella grande sottana danzante, abbondante (”non avevate mai visto una gonna Armani fatta così!” scherza il designer) mentre non c’è neppure una giacca classica, da uomo, di quelle che le ricche clienti di Armani hanno certamente già nel guardaroba. Qui non siamo nel pret-a-porter di lusso, quello che i non addetti ai lavori chiamano ingenuamente alta moda: siamo ancora più su, in un empireo dove poche vengono a conquistare il loro capo unico e gli altri vengono ad ammirarlo, per lavoro o per passione.

Lascia un commento