Santa Severina: suggestioni bizantine e normanne

Il nome
Con il nome greco di Siberene, l’abitato è documentato come città dell’Enotria già nel V secolo a.C. Ignoto è invece quando il sito cambia nome.
Due le ipotesi: la latinizzazione del nome in Severiana/Severina, con l’appellativo di Santa aggiunto dai Bizantini dopo la riconquista della città nell’886.
Oppure una Santa Severina già venerata dai Bizantini, alla quale essi avrebbero dedicato la nuova patria.

La nave di pietra
Il borgo sorge su uno sperone di tufo che domina la vallata del fiume Neto. In certi giorni, all’alba, quando la foschia avvolge la valle fin sotto la base rocciosa che lo sorregge, assomiglia a una grande nave di pietra. Una nave nel vasto mare della storia, dove ancora luccicano tante presenze.
A testimonianza della dominazione bizantina, rimane il quartiere della Grecìa, nella zona orientale, praticamente intatto dal punto di vista urbanistico, dove le case sono tutte abbarbicate sullo sperone roccioso (quelle delle famiglie più agiate in cima al colle, le altre scavate nella roccia) da cui si dispiega il panorama del Marchesato.
E contiguo alla Grecìa vi è il rione della Iudea, abitato dagli ebrei fino alla loro espulsione nel 1510.
Dal secolo IX fino all’XI la città conobbe il periodo di massimo splendore: il Battistero, la vecchia Cattedrale, la Chiesa di Santa Filomena e altre rovine sparse sul territorio, sono le testimonianze più appariscenti del periodo di Bisanzio.
Il Battistero, cui si accede da una porticina della Cattedrale, è il più antico monumento bizantino della Calabria: realizzato tra VIII e IX secolo, a base circolare con croce greca inserita, in origine era un martyrium e solo più tardi fu adibito a battistero.
Il fonte battesimale originario si trova al centro; il portale ogivale in pietra è di epoca sveva; l’interno ha purtroppo perduto i colori della decorazione bizantina. La Chiesa dell’Addolorata, risalente ad epoca pre-normanna, sorge sui resti dell’antico vescovado e conserva numerosi elementi della vecchia cattedrale consacrata nel 1036.
L’interno a tre navate, edificato nel XVII secolo, custodisce un bellissimo altare barocco.
La Chiesa di Santa Filomena, interessante esempio di architettura bizantino-normanna, è una costruzione dell’XI secolo formata da due cappelle sovrapposte a pianta rettangolare, con una cupoletta adorna di colonnine (motivo tipico delle costruzioni armene) e due portali ogivali normanni. Quella che un tempo era la Chiesa del Pozzoleo, restaurata, oggi funge da cripta di Santa Filomena.
Conteneva una bella acquasantiera di marmo pario, oggi nel Museo Diocesano.
Lo stesso Castello, maestoso e imponente, è stato eretto nel 1076 dai Normanni sui resti di una precedente fortificazione bizantina. Lo spirito di Roberto il Guiscardo è stato cancellato nel 1496 quando Andrea Carafa decise di ampliare, e in parte ricostruire, il maniero, il quale subì poi altri restauri ad opera delle nobili famiglie che lo abitarono, i Ruffo, gli Sculco e i Gruther.
Nel 1905 il Castello è stato acquistato dal Comune che, recentemente, lo ha riportato all’antico splendore. Opera militare tra le più complesse e belle della Calabria, è composto da un mastio quadrato, quattrocentesco, con quattro torrioni angolari in corrispondenza dei quali si trovano quattro bastioni sporgenti.
Cinto da possenti mura merlate e circondato su tre lati da un fossato, contiene intricati labirinti sotterranei e scuderie con resti di affreschi medievali. Magnifiche decorazioni a stucco e dipinti barocchi, opera di Francesco Giordano, ornano i grandi saloni della roccaforte.
Dal belvedere costruito nel 1535 da Galeotto Carafa si contempla tutto il Marchesato fino a Crotone e al mar Ionio.
Eretta tra 1274 e 1295 da Ruggiero di Stefanunzia, la Cattedrale ha un impianto a croce latina a tre navate. Della struttura originaria resta il portale, mentre un’epigrafe posta sulla facciata ricorda il rifacimento iniziato nel 1705 dall’arcivescovo Berlingieri.
Un’ulteriore iscrizione dedica la chiesa a Santa Anastasìa, patrona del paese. Seicentesca è anche la Chiesa di S. Antonio, col bel portale in tufo e all’interno il sacello dei duchi Sculco (1666) e due cicli di affreschi rappresentanti la vita di San Francesco d’Assisi e quella di Sant’Antonio da Padova.
La Cattedrale a nord e il Castello normanno a sud sono le due importanti emergenze architettoniche del “Campo”, nome col quale gli abitanti di Santa Severina chiamano la propria piazza, per antica memoria di un suo uso militare come piazza d’armi.
Separati dal Castello da un profondo fossato, due spuntoni rocciosi formano un belvedere che si affaccia su un suggestivo scenario che spazia dai monti della Sila al mare Ionio.

Il prodotto del borgo
L’aranciaru, l’arancia – nome col quale è stato identificato per secoli il santaseverinese – ha qui, per le caratteristiche del terreno, qualità organolettiche esemplari che lo portano nei migliori ristoranti e nelle più importanti mostre di frutti.

Il piatto del borgo
E’ la pasta “chjna”, rigatoni al forno ripieni di formaggio provola e salsiccia.

La scheda del borgo

Provincia di Crotone
Come si raggiunge
In auto: 
Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Sibari, poi SS106 Ionica, 157 km.
Oppure A3 uscita Cosenza Sud, SS107 Silana, 98 km.
In treno:
stazione di Crotone.

 

 

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