Lavoro, Monti: «Riforma comunque, anche senza accordo»

ROMA – Il governo tira dritto sull’obiettivo di chiudere entro un mese la riforma del mercato del lavoro, che sia con o senza l’ok di sindacati e imprese.
– Siamo molto fiduciosi – assicura il premier Mario Monti – che entro la fine di marzo presenteremo al Parlamento un provvedimento con l’accordo delle parti sociali. Lo presenteremo comunque, speriamo con l’accordo delle parti sociali.
E su questo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, non nasconde di essere d’accordo:
– E’ giusto sentire le parti, dopo di che non ho nulla in contrario che ad un certo punto il governo vada avanti e presenti la riforma, considerando che su alcune cose saremo d’accordo, su altre no
La trattativa resta difficile, la strada in salita: l’articolo 18 presto riaccenderà gli animi (la flessibilità in uscita sarà sul tavolo del nuovo incontro governo-parti sociali programmato per il primo marzo), intanto è battaglia sugli ammortizzatori sociali, con l’ipotesi di revisione dell’attuale cassa integrazione straordinaria e il superamento della cassa in deroga e la ‘nascita’ di una indennità di disoccupazione involontaria, un sussidio unico che sostituirebbe la disoccupazione ordinaria, speciale, con requisiti ridotti ed anche la mobilità.
– Noi vogliamo fare l’accordo, spero lo voglia fare anche il Governo – replica il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo cui il ‘’refrain’’ di Monti ‘’può valere mediaticamente un giorno, ma il terzo giorno comincia a puzzare.
Il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, assicura che il sindacato resterà al tavolo e sottolinea la ‘’novità’’ che il premier usi ‘’con sempre più insistenza’’ la parola accordo, ma – dice – se il governo ha intenzione di disfare il mercato del lavoro, di non metterci risorse e di togliere l’articolo 18 è ‘’difficile’’ fare l’accordo. Le parti ieri si sono ritrovate al ministero del Lavoro, per una nuova riunione guidata dal ministro Elsa Fornero (con il viceministro Michel Martone e il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera) con al centro gli ammortizzatori sociali (capitolo che sarà approfondito ancora in un nuovo appuntamento fissato per giovedì 23 febbraio): questa riforma non potrà partire ‘’prima dell’autunno 2013’’, premette Fornero alle nove sigle delle associazioni sindacali e datoriali presenti al tavolo: oggi dobbiamo gestire la crisi con gli strumenti che abbiamo, sottolinea. Ma le parti sociali fanno muro: sui tempi, sulle risorse e sugli strumenti sul piatto, di cui – sottolineano – non sono stati precisati né la copertura né la durata. La riforma si fará ‘’con i soldi che abbiamo’’, dice Fornero, proponendo un sistema basato essenzialmente sul riordino della cassa integrazione, con un uso limitato nel tempo e legato al probabile rientro del lavoratore in azienda (scomparirebbero alcune causali della cigs come la cessazione di attività e il fallimento) e sull’assicurazione contro la disoccupazione involontaria, con un’unica indennità che sostituisca, come detto, quelle attuali, estesa a tutti i settori ed anche a lavoratori oggi esclusi come gli apprendisti.
Ma sindacati e imprese contestano innanzitutto i tempi dell’entrata in vigore della riforma prospettati da Fornero, ossia tra 18 mesi.
– Per almeno due anni è importante mantenere gli ammortizzatori che ci sono oggi, non modificarli. Cambiarli in un momento così difficile rischia di creare danni ai lavoratori – sintetizza Marcegaglia indicando piuttosto come parametro di riferimento la fine effettiva della crisi e il tasso di disoccupazione:
– Siamo d’accordo con i sindacati, 18 mesi sono assolutamente insufficienti.

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